di Andrea di Biase

Il nuovo cda di Banca Carige , riunitosi ieri per conferire i poteri di amministratore delegato a Guido Bastianini e per nominare i comitati interni, ha formalmente aperto il dossier Apollo. Ai 15 consiglieri, dieci dei quali espressione di Malacalza Investimenti (primo azionista con il 17,6%), sono state fornite le prime informazioni sulla proposta del fondo Usa.

Il processo è dunque in una fase ancora preliminare. L’esame più approfondito inizierà solo quando tutti i consiglieri avranno avuto modo di studiare le carte e non è detto che ciò avvenga in tempi stretti, come si pensava ancora qualche giorno fa alle luce delle indiscrezioni (secondo Vittorio Malacalza montate ad arte) secondo cui la Bce avrebbe chiesto di agire con la massima urgenza.
Ieri il cda, presieduto da Giuseppe Tesauro, si è limitato a procedere alla nomina dei comitati interni. Nel comitato esecutivo Bastianini sarà affiancato da Beniamino Anselmi (che è stato indicato come presidente), Sara Armella, Remo Checconi e Gianpaolo Provaggi, mentre gli altri consiglieri entrano a far parte degli altri quattro comitati costituiti: rischi (Maurizia Squinzi, Alberto Mocchi e Elisabetta Rubini), nomine (Claudio Calabi, Paola Girdinio e Lucia Venuti) e remunerazione (Elisabetta Rubini (Maurizia Squinzi e Giulio Gallazzi). «È il primo giorno di scuola e il primo giorno di scuola si fanno le aste», si è limitato a commentare con una battuta a fine mattina, dopo un’ora e mezza di riunione, il neo-presidente di Carige .

Ma è chiaro che l’offerta di Apollo («non ostile», come ha voluto far sapere domenica il fondo americano), che punterebbe a fare di Carige un polo di aggregazione delle quattro banche in vendita (Etruria, Carife, Banca Marche e CariChieti), rimane il tema cui il mercato guarda con maggiore attenzione. Nonostante il processo di valutazione della proposta da parte del cda sia ancora in fase molto preliminare, da un punto del vista del metodo di analisi sembrano esserci già alcune indicazioni: la discriminante principale riguarderà il prezzo che Apollo intende offrire per il portafoglio di crediti in sofferenza di Carige . Secondo indiscrezioni (che non sono mai state smentite), il fondo avrebbe valutato 695 milioni un portafoglio del valore nominale di 3,5 miliardi; per una valutazione dunque pari al 19,85% del valore di libro. Una proposta che, pur non avendola analizzata formalmente in quanto non era presente direttamente nel vecchio cda, Malacalza ha fatto intendere di non considerare equa, anche se corso dell’assemblea della banca di giovedì scorso il suo rappresentante, ossia l’avvocato Vincenzo Mariconda, non ha chiuso totalmente la porta in faccia al fondo Usa, che nel fine settimana, oltre a definire «non ostile» la propria offerta, ha fatto sapere a mezzo stampa di essere disponibile a negoziare. Ma è ancora presto per dire se si andrà davvero in quella direzione. Gli accadimenti che hanno preceduto la comunicazione del 29 marzo, con cui la banca confermava l’esistenza dell’offerta di Apollo, e la rottura tra Malacalza e l’ex ad Piero Luigi Montani (non riconfermato e pubblicamente criticato dal primo azionista nell’assemblea del 31 marzo) hanno contribuito a creare un clima surriscaldato. (riproduzione riservata)
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