di Silvia Berzoni Class Cnbc

Da New York a Washington, la missione del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha un obiettivo: ripristinare con urgenza la fiducia nel sistema bancario italiano. Ed è proprio dalla capitale mondiale della finanza che risponde alle critiche dell’agenzia di rating Fitch. «La creazione del fondo Atlante non costituisce un salvataggio del sistema bancario ma è un’iniziativa del settore privato per dare il calcio d’inizio e scuotere il mercato delle sofferenze».

Un’occasione, per rassicurare i grandi investitori americani che hanno scommesso proprio sull’Italia. Come Larry Fink, presidente e ceo di BlackRock, il più grande gestore al mondo, che il ministro ha incontrato dietro le quinte degli studi televisivi al Rockfeller Center, prima dell’intervista esclusiva ai microfoni di Class CNBC. Secondo il numero uno di BlackRock «6 miliardi sono troppo pochi» per abbattere una montagna di 200 miliardi lordi di sofferenze ma Padoan ha spiegato perché possono essere sufficienti.
Domanda. Signor ministro, in questi giorni ha rimarcato più volte il fatto che Atlante è un veicolo finanziato da contributi privati e su base esclusivamente volontaria. Questo significa che la Commissione Europea non ha diritto di autorizzare o esprimere un parere vincolante?

Risposta.

Se il veicolo è privato e opera in base a criteri privatistici, la Commissione – che abbiamo informato per ragioni di buona conversazione continua – non ha nessun problema. Non ci sono aiuti di Stato, quindi non c’è un problema da risolvere con la Commissione.
D. Il Financial Times è stato molto critico sulla potenza di fuoco di Atlante. Fink di BlackRock è della stessa opinione. Cosa risponde?

R. La chiave è l’effetto leva. Se il meccanismo partirà rapidamente, come pensiamo, potrà abbattere 50 miliardi di npl: le risorse del fondo andranno ad attivare la junior tranche, quella meno appetibile, consentendo poi al mercato di rivolgersi alla senior tranche. Non dimentichiamo che per molto tempo queste sofferenze sono rimaste nei bilanci delle banche perché gli istituti aspettavano un cambiamento del clima di mercato. Questo cambiamento sta avvenendo. Riteniamo quindi che i calcoli fatti a valore facciale siano limitati.

D. L’aspetto cruciale sarà il prezzo. Il fondo comprerà le sofferenze al valore di carico dei prestiti?

R. È ancora presto per capirlo.

Sono ottimista anche perché il governo si appresta a varare misure che accorceranno in modo sensibile i tempi di recupero nei contenziosi di fallimenti e questo naturalmente aumenta il valore delle sofferenze.
D. Il decreto legge sul diritto fallimentare e concorsuale sarà cruciale per attivare il meccanismo di acquisto e gestione delle sofferenze.

R. C’è un obiettivo generale, ovvero ridurre da sette a un numero molto inferiore di anni il procedimento. Queste misure cambieranno in modo significativo le procedure italiane.

D. In concreto, quindi, cosa cambierà rispetto ai provvedimenti del passato?

R. I dettagli si stanno ancora valutando anche perché queste misure fanno parte di una legge delega già approvata che riguarda la riforma complessiva del diritto fallimentare. Abbiamo deciso di estrarre provvedimenti specifici per le situazioni di fallimento che in questo momento sono allo studio tecnico.

D. Sarà approvato lunedì prossimo?

R. Il Consiglio dei ministri sarà nei primissimi giorni della prossima settimana.

D. Nel decreto ci saranno anche i provvedimenti per rimborsare gli obbligazionisti delle quattro banche salvate a novembre? Quale platea e quale meccanismo di ristoro?

R. Il provvedimento sarà all’esame del consiglio dei ministri. Prevede due modalità: una automatica riservata a risparmiatori a reddito e ricchezza più bassa e una modalità di arbitrato destinata agli altri, che potrà essere scelta dai primi se non saranno soddisfatti dal rimborso automatico. Naturalmente tutto ciò non esclude la possibilità di ricorrere alla magistratura ordinaria.

D. Rimane però il collo di bottiglia dei tribunali

R. Proprio per questo bisogna agire sul sistema di giustizia civile. Lo si fa introducendo norme che facilitano ma anche semplificano la struttura della giustizia civile: questa è la riforma della giustizia che sta facendo buoni progressi anche se se ne dà poca evidenza. Stiamo riducendo il numero e la durata dei processi, stiamo introducendo con buoni risultati la specializzazione dei tribunali dedicati alle questioni economiche e delle imprese.

D. Atlante è un personaggio della mitologia greca che per punizione porta sulle spalle il carico della volta celeste. Una metafora di un sistema bancario in cui le grandi banche si accolleranno il peso di quelle piccole, inefficienti e con problemi di redditività?

R. Per il sistema bancario italiano vedo un futuro di rafforzamento. Non dimentichiamoci che negli ultimi anni di governo abbiamo introdotto misure di rafforzamento strutturale importanti: la riforma delle banche popolari e di credito cooperativo e l’autoriforma delle fondazioni. Tutte queste misure mettono il sistema bancario in una posizione di forza anche in ragione del fatto che il regime di sorveglianza europea è diverso da quello del passato e quindi servono banche più grandi con maggiore capacità di accesso al mercato dei capitali e maggiore capacità di rispondere alle sfide ma anche di approfittare del nuovo quadro regolatorio.

D. Questo fa cadere gli alibi di chi, Germania in primis, si oppone a uno schema unico di garanzia dei depositi?

R. È la terza gamba di un’Unione Bancaria che ancora manca. È uno degli aspetti più controversi perché ci sono visioni contrastanti. Siamo a favore di un sistema basato sul principio della mutualizzazione e riteniamo che debba essere introdotto rapidamente.

D. A Washington, nei corridoi del Fmi, incontrerà Wolfgang Schaeuble che non ha mancato, ancora una volta, di criticare aspramente la Bce sostenendo che la liquidità è una droga che alimenta le forze xenofobe nazionaliste. Cosa gli dirà?

R. Questi commenti non fanno che riflettere una cosa ben nota e cioè che la politica monetaria della Bce guarda al comportamento dell’Eurozona nel suo complesso. Ci sono alcuni Paesi, in particolare la Germania, che sono distanti da questa media. Forse per loro andrebbe bene una politica leggermente diversa. Ma la Bce non può guardare ai singoli Paesi per decidere la sua politica. Bisogna aggiungere che la Bce sta dando un grosso sostegno alla crescita e alla reflazione, cioè al ritorno a un’inflazione normale in Europa. Ma adesso tocca ai governi e alle altre istituzioni europee dare più spazio alle politiche di riforma strutturale e alle politiche di bilancio in una visione growth friendly ovvero favorevole alla crescita. Se queste politiche hanno successo, la pressione sulla politica monetaria diminuisce e questo agevola anche la performance di altri Paesi. Dobbiamo intraprendere un’azione congiunta, coordinata, sfruttando tutti gli strumenti a disposizione.

D. Cosa la tiene sveglio la notte, qual è il suo il peggior incubo guardando al futuro dell’Europa?

R. Gli incubi non hanno natura immediatamente economica ma conseguenze economiche. Ci sono diverse spinte: migranti, terrorismo, Brexit. Se gestite male potrebbero portare a un indebolimento importante dell’integrazione europea. Questo si tradurrebbe in una grave crisi politica, con conseguenze economiche molto serie in grado di mettere in discussione il futuro dell’Unione nel lungo termine.

D. Per l’ennesima volta il Fmi ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell’Italia. Nel 2015 ha avuto ragione il Def. Quest’anno? Conferma che il debito scenderà al 132,4% del pil?

R. Il debito comincerà a scendere a partire dal 2016 dopo essersi stabilizzato nel 2015. Abbiamo un buon record sull’essere precisi e sul rispettare gli impegni. (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf