di Francesco Ninfole
Le quote delle banche nel fondo Atlante saranno dedotte dal capitale, secondo quanto risulta da più fonti bancarie. L’impatto sul patrimonio sarà comunque limitato, pari in media allo 0,27% del common equity tier 1 per gli istituti coinvolti, secondo le stime pubblicate lunedì da Moody’s.

Le cifre dell’agenzia (si veda tabella in pagina) si riferiscono all’intero importo che le banche verseranno durante la vita del fondo. L’effetto sarà però diluito nel tempo e nel frattempo gli istituti potranno contare anche sulla generazione patrimoniale interna. Di conseguenza c’è totale tranquillità nelle banche, che resteranno tutte al di sopra dei requisiti Srep. Se ci si limita ai dati statici indicati dall’agenzia, l’impatto complessivo a fine periodo sarà di 26 punti base per Unicredit , di 35 punti per Intesa , di 25 punti per Bper, di 29 punti per Bpm , di 39 per Creval , di 11 per Banco Popolare e di 7 per Mps . La banca senese e Carige sono indicate dagli analisti come le principali beneficiarie di Atlante. Per tutti gli istituti la quota nel fondo non è un costo (come lo è stato il salvataggio delle quattro banche a novembre) ma un investimento destinato a produrre un rendimento di circa il 6-7%. Inoltre Atlante produrrà rilevanti benefici per il settore, poiché garantirà gli aumenti di capitale delle due banche venete (evitando che non siano coperti integralmente) e potrà ridurre le sofferenze nei bilanci, favorendo l’aumento dei prezzi dei non performing loans e lo sviluppo del mercato secondario dei prestiti dubbi. Per raggiungere questi obiettivi, il governo si è impegnato a varare nuovi provvedimenti per ridurre in modo significativo i tempi di recupero dei crediti deteriorati. Riguardo ad Atlante il presidente Bce Mario Draghi ha detto che «è un piccolo passo nella direzione giusta». Alcuni osservatori hanno sottolineato l’esiguità del fondo (banche, assicurazioni, Cdp e fondazioni hanno versato in tutto circa 5 miliardi), ma è anche vero che in Italia non si è fatto ricorso a risorse pubbliche, a differenza di quanto accaduto negli altri Paesi per decine di miliardi di euro.
A Piazza Affari, così, i titoli bancari hanno trascurato i dubbi espressi dall’agenzia di rating, con forti rialzi: Mps +5,7%, Unicredit +5%, Ubi Banca +4,3%, Banco Popolare +3,75%, Bper +3,3%, Mediobanca +3,2%, Intesa Sanpaolo +2,8%, Bpm +2,2%, Carige +0,6%.

Ieri in serata Quaestio Capital Management ha intanto comunicato di aver ricevuto da Bce e Bankitalia l’autorizzazione all’acquisto di una partecipazione qualificata e in misura eccedente il 50% della Popolare di Vicenza e dei relativi diritti di voto. La società è ora in attesa di ricevere l’autorizzazione competente da parte dell’Ivass a completamento dell’iter autorizzativo. Sempre ieri la Consob ha fatto sapere di aver esaminato il quesito avanzato da Quaestio Sgr per conto del fondo Atlante, in merito a eventuali obblighi di opa sulle azioni della Vicenza, per effetto dell’esecuzione dell’impegno di sottoscrizione assunto dalla Sgr ai sensi dell’accordo di sub-underwriting. La commissione di controllo ha ritenuto insussistente un obbligo di Opa a carico del fondo. (riproduzione riservata)
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