Pagina a cura di Anna Di Santo 

 

Se c’è un settore dell’innovazione in cui l’Italia non sfigura nel confronto internazionale, questo è il mobile commerce. Perché la storica, ampia diffusione di cellulari nel nostro Paese sta spingendo un numero crescente di persone a usare i nuovi dispositivi non solo per telefonare, ma anche per i piccoli pagamenti.

Con l’offerta che si adegua, offrendo soluzioni sempre nuove. Uno scenario che tuttavia deve fare i conti con alcuni rischi, che è bene conoscere per poter fare scelte consapevoli.

 

App mania. Secondo uno studio realizzato dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, il mobile payment & commerce da remoto nel 2014 ha generato in Italia un giro d’affari di 2 miliardi di euro, con un balzo del 55% rispetto all’anno precedente. Un ritmo di sviluppo che ha pochi pari al mondo e promette di proiettare la Penisola tra i Paesi guida nello sviluppo delle applicazioni per i dispositivi mobili. Tanto che gli analisti stimano un valore di mercato per il 2017 tra 4 e 5 miliardi di euro. Del resto, già oggi sono 3 milioni i biglietti dei mezzi pubblici acquistati via smartphone, 2 milioni i servizi di car-sharing e 1 milione le ore di sosta. Dati che assumono un rilievo ancora maggiore, se si considera che il totale dei pagamenti elettronici con carta di credito lo scorso anno ha registrato un incremento limitato all’1,6%. Dunque, un mercato maturo, al cui interno brilla la performance del mobile commerce. Questa dinamica viene spiegata dagli analisti alla luce del numero crescente di esercenti che stanno attivando iniziative di vendita anche tramite app o mobile site (circa 110 esercenti tra i primi 200 nell’eCommerce offrono una soluzione di mobile commerce, erano 75 nel 2013), dall’altro da un cambio di predisposizione da parte degli utenti. Per Valeria Portale, responsabile della ricerca, «gli italiani infatti non vedono più il mobile solo come un canale per gli acquisti in mobilità, ma sempre più come uno strumento comodo anche per gli acquisti e i pagamenti più tradizionali».

 

La nuova frontiera si chiama Nfc. Guardando in prospettiva, lo studio vede le maggiori possibilità di sviluppo nella tecnologia Nfc (Near field communication): già oggi sono 12 milioni gli italiani che hanno in mano un cellulare in grado di trasformare il dispositivo di telefonia in un portafoglio e il numero è destinato a crescere. Anche perché, di pari passo, si sta rapidamente sviluppando l’infrastruttura per i pagamenti, caratterizzata dai Pos contactless: a fine 2014 erano 250 mila, ma già quest’anno dovrebbero arrivare a quota 5 milioni. Con la prospettiva di un’ulteriore diffusione in seguito se davvero l’obbligo di Pos per i commercianti che effettuano vendite superiori ai 30 euro verrà accompagnato da sanzioni per chi trasgredisce, come prevedono alcuni disegni di legge in discussione in Parlamento.

La rapidità di sviluppo di Nfc è merito della semplicità di questa tecnologia, che consente di condurre in porto la transazione senza bisogno di effettuare la strisciata (tipica della carta di credito). MasterCard PayPass, Visa payWave e American Express ExpressPay sono i principali circuiti di riferimento per i sistemi di pagamento contactless, ai quali si appoggiano le diverse banche italiane e Poste. All’ultimo Mobile World Congress di Barcellona anche Google e Apple hanno presentato le loro soluzioni basate su Nfc, a dimostrazione di come lo standard si stia affermando tanto tra gli operatori finanziari, quanto tra i big della tecnologia.

All’interno del cellulare, al quale è stata associata una carta di pagamento, viene inserita una sim che permette di effettuare pagamenti a distanza ravvicinata. Se si superano i 20-25 euro di importo è necessario inserire sul cellulare un Pin per autorizzare la transazione, mentre per cifre inferiori non viene richiesto di inserire alcun codice.

 

Occhio ai rischi. Un differente livello di sicurezza che si spiega con la presenza di rischi, che in realtà non sono maggiori rispetto al resto dell’e-commerce e nemmeno ai pagamenti tradizionali. Ma che comunque è bene conoscere per evitare atteggiamenti avventati.

Secondo un’indagine condotta dal Kaspersky Lab e da B2B International, infatti, il 28% degli utenti non conosce i malware mobile, solo il 58% degli smartphone e il 63% dei tablet è protetto da una soluzione antivirus, mentre il 31% degli smartphone e il 41% dei tablet non ha nemmeno la password. Dati che preoccupano alla luce della crescente attenzione posta dai cybercriminali nei confronti dei dispositivi mobili. Dati che, oltre a preoccupare, dovrebbero spingere gli stessi consumatori a correre ai ripari, ponendo i medesimi livelli di protezione previsti per i pc, complice il fatto che il costo degli antivirus è sceso sensibilmente negli ultimi anni e che dotarsi di una password non comporta alcun esborso economico. Potrà apparire banali da dirsi, ma è utile anche prestare la massima attenzione al proprio cellulare: mai lasciarlo incustodito, per non doversene pentire poi. A maggior ragione se sono state memorizzate informazioni sensibili, come ad esempio i codici di accesso al proprio conto bancario.

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