Unipol diventerebbe primo socio con il 10% circa. Ma nella popolare c’è chi punta ad altre aggregazioni

di Andrea Di Biase 

L’ipotesi di aggregazione tra la Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Unipol Banca, pur senza dossier ufficiali sul tavolo, piace agli analisti finanziari. L’idea di un conferimento da parte di UnipolSai della propria controllata nel settore bancario in Bper, anticipata da Milano Finanza nelle scorse settimane e rilanciata nei giorni scorsi da altri organi di stampa, ha raccolto i giudizi positivi di Equita, Mediobanca Securities e Banca Imi, ma non sembra destinata a realizzarsi in tempi brevi, considerati gli equilibri in seno alle diverse componenti dell’azionariato e al cda della popolare modenese.

A favore di un’operazione tra Bper e Unipol Banca giocano ragioni industriali, visto che tra i due gruppi ci sono da tempo contratti, come per la partnership di bancassurance in Arca Vita. Senza contare che l’acquisizione potrebbe infittire la presenza di Bper nella zona di Bologna, spostando il baricentro del gruppo sul capoluogo emiliano. Per questo l’operazione potrebbe piacere alla componente bolognese del cda Bper, ossia quella rappresentata dai professori di area Prometeia (Angelo Tantazzi e Giuseppe Lusignani), da sempre in buoni rapporti con Unipol. E potrebbe rinsaldare i rapporti con il mondo delle coop, che in passato passavano attraverso la figura di Mario Zucchelli, ex consigliere Bper e presidente della modenese Coop Estense (uno dei grandi azionisti di Finsoe, la holding cui fa capo Unipol).

A sfavore dell’operazione invece giocherebbe il fatto che oggi il presidente di Bper, Ettore Caselli, uomo forte del gruppo, punterebbe invece a un’operazione fuori dall’Emilia, possibilmente con un’altra popolare come Veneto Banca o la Popolare di Sondrio, che potrebbe essere coinvolta anche in caso di accordo tra Bper e Unipol, considerato che detiene il residuo 14,84% del capitale di Arca Vita.

Secondo gli analisti di Equita, un’operazione Bper-Unipol Banca avrebbe in primo luogo il vantaggio di stabilizzare la governance dell’istituto modenese una volta compiuta la trasformazione in spa.

Ipotizzando una valutazione di 0,6 volte il patrimonio netto tangibile, il gruppo Unipol acquisirebbe una quota di poco superiore all’11% in Bper. La creazione di un nocciolo duro di azionisti potrebbe poi completarsi con la fusione del Banco di Sardegna (controllato al 51% da Bper). Con una valutazione di 0,65 volte il patrimonio netto tangibile la FondazioneBanco di Sardegna otterrebbe una quota dell’8% del nuovo istituto. (riproduzione riservata)