di Roberto Miliacca 

 

Lo strumento funziona e, secondo alcuni istituti di ricerca, circa 17 mila aziende potrebbero ricorrervi. Al momento, secondo minibonditaly.it, al 31 marzo sarebbero state fatte oltre 100 emissioni per un controvalore di poco inferiore ai 5 miliardi di euro. Stiamo parlando dei minibond, gli strumenti finanziari che consentono alle imprese di emettere obbligazioni e titoli di debito a medio-lungo termine destinati a piani di crescita interna, per fare cioè ricerca e sviluppo o sviluppare nuovi prodotti, oppure destinati a piani di crescita esterna (acquisizione di altre imprese o scissioni) o ad operazioni di rifinanziamento.

Questa settimana Affari Legali ha sentito alcuni degli studi che stanno affiancando le imprese alla «scoperta» di questo strumento, e tutti sono stati concordi nello spiegare che, precondizione necessaria per poter avere più appeal sul mercato, è quella di diventare ancora più trasparenti e di mettere a disposizione i propri dati finanziari ai potenziali investitori. Una vera e propria rivoluzione culturale, insomma, talvolta difficile da recepire per le aziende, specie per quelle che non hanno una grande vocazione all’internazionalizzazione: maggiore è il numero di informazioni che si danno al mercato, maggiore è il numero di potenziali investitori che potranno decidere di investire in un’azienda piuttosto che in un’altra. Affari Legali ha anche elencato le maggiori operazioni di private debt concluse negli ultimi mesi dagli studi legali d’affari: numeri sempre più grandi, che potrebbero crescere ulteriormente se il sistema imprenditoriale deciderà di svincolarsi ancora di più dal mondo del credito bancario.