di Benedetta Pacelli 

 

I giovani medici avranno la priorità per l’accesso alle risorse del Fondo rischio sanitari. A patto che siano abilitati alla professione da non oltre dieci anni. È una delle novità, fortemente voluta dalla Federazione dei medici (Fnomceo), dell’ultima bozza di regolamento del dpr che disciplina i requisiti minimi uniformi per l’idoneità dei contratti di assicurazione per chi esercita una professione sanitaria.

Il testo appena approvato dal Consiglio di stato (si veda ItaliaOggi di ieri) è ora al Ministero della salute per le modifiche richieste dai giudici. Uno dei punti centrali del provvedimento è proprio la creazione di questo apposito Fondo di garanzia e solidarietà a favore dei professionisti che operano nelle cosiddette aree a rischio, non tanto per il numero di incidenti quanto per l’onerosità dei risarcimenti per singolo sinistro (ginecologia, chirurgia, ortopedia e anestesia). Si tratta di specializzazioni più di altre sottoposte a premi elevatissimi da parte delle compagnie assicurative e che non riescono a trovare un’adeguata copertura assicurativa. Secondo i numeri una copertura per una di queste specialità può arrivare fino a 25 mila euro annui, anche per i giovani professionisti. Del resto non è pensabile che un medico possa esonerarsi dallo stipulare una polizza, non tanto per un obbligo di legge, piuttosto perché il numero delle cause promosse contro i camici bianchi sale ogni anno di più. Secondo un recente sondaggio realizzato dall’Osservatorio internazionale della sanità in collaborazione con l’Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri di Roma, ogni anno sono promosse oltre 30 mila cause, tanto che 9 professionisti su 10, pur in assenza di una normativa di riferimento, hanno contratto una polizza assicurativa ancora prima che questa diventasse un obbligo di legge. Un fenomeno che incide pure sulle casse dello stato se si considera che seppure circa il 90% dei contenziosi termina in assoluzione o archiviazione, il ricorso alla cosiddetta medicina difensiva, cioè della prescrizione di più esami di quelli necessari, costa all’intera collettività oltre 10 miliardi di euro. Il dpr dovrebbe servire proprio a questo: prevedere per il mercato assicurativo paletti precisi per quanto riguarda massimali e premi, dando nello stesso tempo certezze ai liberi professionisti.

Ma come si accederà al Fondo? L’ultima versione del provvedimento prevede due ipotesi. La prima per i professionisti che, in base al proprio reddito, non sono in grado di sostenere i costi per stipulare un idoneo contratto di assicurazione, la seconda per coloro che invece sono stati rifiutati sul mercato assicurativo. Uno degli altri problemi è, infatti, l’abbandono del mercato da parte delle compagnie italiane, in fuga non solo per la continua crescita di risarcimenti, ma anche per la progressiva impossibilità di valutare il rischio da coprire. Senza una regolamentazione trovare una compagnia disposta ad assicurare è complicato, e scovarne una che assicuri a prezzi vantaggiosi per ora praticamente impossibile.