di Angelo De Mattia

L’ultimo Bollettino trimestrale della Banca d’Italia è l’immagine plastica della fase che stiamo attraversando, nella quale incertezze perduranti si uniscono a elementi di novità e a fattori che suscitano qualche speranza. Mai come in questa circostanza il Bollettino presenta infatti un quadro di luci (anche se non abbaglianti) e ombre. In sostanza, è ancora l’espressione di un periodo di passaggio. Il bilanciamento tra l’apertura alla speranza e il raffreddamento degli entusiasmi è netto. Ne dovrebbero tener conto quanti ormai considerano l’Italia avviata verso sorti magnifiche e progressive. L’occupazione comincia a registrare ora (e profila in prospettiva) miglioramenti, ma lievi. Un cauto riconoscimento al governo sta nel sottolineare il ruolo svolto sugli sviluppi occupazionali dagli sgravi contributivi introdotti in gennaio e dalla disciplina prevista dal Jobs Act varato a marzo; la fiducia delle imprese migliora, gli investimenti appaiono in ripresa, ma il ciclo stenta a superare la fase di debolezza; la crescita del pil potrebbe essere superiore allo 0,5% quest’anno e attorno all’1,5% il prossimo: si noti a questo proposito l’estrema prudenza dell’Istituto, che non va oltre un aggettivo, «superiore», e un avverbio, «attorno», aggiungendo che vi sono altri fattori di difficile quantificazione qualora un generalizzato aumento dei prezzi delle attività fornisca ulteriori incentivi a consumi e investimenti. Poi, sempre in omaggio a una tale rilevazione-analisi assai bilanciata, il rapporto aggiunge che resta essenziale un consolidamento della fiducia di famiglie e imprese. Più in particolare, si riscontra che la spesa delle famiglie aumenta, ma in misura contenuta. Quanto al credito, proseguono i segnali di miglioramento delle relative condizioni, anche se continua la flessione dei finanziamenti alle imprese, mentre si è arrestata quella dei prestiti alle famiglie. Il Quantitative easing potrebbe imprimere un impulso all’economia di oltre un punto percentuale di pil nel biennio 2015-2016. È però assente la problematica su come fare più celermente affluire l’immissione di liquidità, così sospinta, a favore dell’economia reale, che per l’Italia resta ancora una questione cruciale, così come è assente, dato il tipo di documento, il tema della divaricazione tra politica monetaria e funzione di Vigilanza a livello europeo; l’inflazione è prossima allo zero. Il Bollettino volutamente non è previsivo, anche se un intervento in tale campo da parte di una istituzione assai autorevole qual è la Banca d’Italia non sarebbe fuori luogo, benché di significatività limitata. Il rapporto formula, con un dosaggio attento pure in questo caso, alcune considerazioni conclusive dopo avere affermato che l’uscita dell’Italia dalla lunga recessione esige misure incisive dal lato sia della domanda sia dell’offerta: una posizione, questa, importante, se la si vede nel contesto del dibattito in corso su questa tematica. Poi il Bollettino precisa che l’impulso delle politiche macroeconomiche degli ultimi trimestri ha creato i presupposti per una ripresa della domanda interna, oltre a consolidare i benefici di quella estera: è una constatazione favorevole all’azione del governo. Ma subito dopo aggiunge che il sostegno alla crescita e un aumento duraturo dell’occupazione richiedono il rilancio del prodotto potenziale. E ciò richiama la necessità di proseguire sulla strada delle riforme e del miglioramento del contesto normativo per migliorare la capacità delle imprese di adattarsi ai cambiamenti strutturali in atto nell’economia mondiale. È il ritornante argomento dell’essenzialità delle riforme di struttura e di quelle normative. Si può tuttavia ritenere che l’auspicato raccordo delle politiche di domanda e di offerta non sia ancora al livello necessario, per quantità e qualità. Quanto infine alla Grecia, sono significative le poche parole spese sulla necessità che la realizzazione di un programma delle misure da introdurre nell’economia ellenica sia concordato entro aprile e, soprattutto, che un accordo nei tempi stabiliti «è nell’interesse di tutti». Come si è detto, il Bollettino risponde a specifiche e circoscritte finalità conoscitive e limita le previsioni e le stime. Dovremo attendere altre scadenze per una compiuta analisi e per un’individuazione più netta della prospettiva unitamente alla formulazione di suggerimenti e proposte; al più tardi ciò avverrà con le Considerazioni Finali di fine maggio. Naturalmente una situazione come quella descritta impatta anche sulla costruzione dei documenti economici del governo, come nel caso del Def. Bisognerà tenere a mente l’affermazione del ministro Padoan, secondo cui la vicenda greca (e l’eventuale suo forte aggravamento) non impatterebbero sul Def né sul tesoretto (ipotetico), sperando che tale vicenda non abbia un esito infausto, anche perché in questo caso le dichiarazioni del ministro subirebbero una negativa controprova. (riproduzione riservata)