Del piano industriale, prodromo all’ipo, non si hanno notizie e la privatizzazione di Sace è insabbiata. Il tesoro non ha ancora deciso su come procedere, se con il collocamento di una quota in borsa o con l’apertura a un privato. Il braccio di ferro si gioca anche con Cdp (che controlla il 100% di Sace), come è emerso anche quando, con l’Investment compact, il governo avrebbe voluto trasformare Sace in una banca per l’export (che l’avrebbe resa anche più appetibile al mercato) e Cdp si è opposta. Con Sace banca, anche la Cassa, infatti, sarebbe stata sottoposta al controllo della vigilanza di Bankitalia. «Saremmo costretti a dismettere parte del nostro portafoglio di partecipazione e dall’altra a ridurre le risorse messe a disposizione dell’economia del paese», aveva avvertito Bassanini in un’audizione alla camera. Il tesoro, assieme al management di Sace, sarebbe più orientato alla borsa (con un collocamento minimo del 40%); più propensa a far entrare un socio industriale è invece Cdp, perché l’operazione porterebbe in teoria più soldi, ma soprattutto perché si eviterebbe la lente sulle operazioni con parti correlate prevista dall’obbligo di informativa, cui sono soggetti gli emittenti quotati.

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