di Andrea Di Biase

Il cantiere per lo scioglimento di Finsoe, annunciato lo scorso dicembre contestualmente all’operazione di semplificazione della struttura azionaria da parte di Unipol  gruppo finanziario (Ugf) e UnipolSai , non si è ancora aperto. Ma già in questa fase si intravede all’orizzonte quella che potrebbe essere la futura compagine sociale del gruppo guidato da Carlo Cimbri una volta completato il riassetto.

La conversione in azioni ordinari dei titoli privilegiati di Ugf, che diverrà efficace dopo lo stacco della cedola (previsto per il 22 giugno) e a condizione che l’eventuale esercizio del diritto di recesso non comporti un esborso superiore ai 100 milioni di euro, diluirà infatti la quota di Finsoe dal 50,75 al 31,45% del capitale ordinario di Ugf. Ma a ben vedere si tratterebbe di una diluizione solo formale, considerato che le coop azioniste della holding, grazie alla conversione delle azioni privilegiate attualmente in portafoglio, si ritroveranno con una partecipazione in Ugf (direttamente e indirettamente attraverso il veicolo Lima spa) del 16,8%, che andrebbe a sommarsi al 31,45% in portafoglio a Finsoe.

I giochi, dunque, entreranno nel vivo solo al momento dello scioglimento della holding, quando ciascuna cooperativa, così come il veicolo Holmo (nel cui azionariato si trovano molte coop edili in crisi), riceverà azioni Ugf in proporzione alla partecipazione detenuta nella stessa Finsoe.

Ma già ora risulta evidente che la scissione di quest’ultima società non trasformerà Ugf in una compagnia ad azionariato diffuso, seppur con azionisti legati tra loro da qualche forma di accordo parasociale. La nuova Ugf si troverà infatti ad avere un socio che, sia in termini di peso azionario sia in termini di relazioni con il vertice del gruppo assicurativo, sarà più determinante degli altri: la Supercoop che nascerà nei prossimi mesi dal matrimonio tra le tre grandi cooperative di consumatori del distretto adriatico.

Lo scorso 20 marzo i consigli di amministrazione di Coop Adriatica (Bologna), Coop Estense (Modena) e Coop Consumatori Nordest (Reggio Emilia) hanno dato il via libera all’unanimità al progetto di fusione delle tre grandi cooperative, tutte e tre azioniste di Finsoe. Progetto che, una volta approvato dalle assemblee dei soci, darà vita un colosso della grande distribuzione da 4,2 miliardi di fatturato, 334 punti vendita di cui 45 ipermercati, 19.700 dipendenti al netto delle società controllate e partecipate e 2,6 milioni di soci, che ne faranno la più grande cooperativa del Paese. «Con questa scelta si vuole contribuire a sostenere e rilanciare ruolo ed efficacia della missione cooperativa sia nelle regioni del nord che del sud del Paese, confermando la idoneità e l’utilità del modello cooperativo anche in realtà sociali molto diverse». Così hanno spiegato il senso dell’operazione le tre cooperative, ma alcuni osservatori hanno evidenziato come la fusione abbia tra i propri obiettivi quello di diventare un polo aggregante per le altre cooperative e quello di recuperare efficienza, non solo attraverso sinergie sui ricavi (la nuova Supercoop avrà una massa critica tale da cambiare a proprio favore i rapporti di forza con i fornitori privati) ma anche sul fronte dei costi. Se confrontati con i 21.135 addetti di Esselunga e dei suoi 149 punti vendita, i 19.700 dipendenti della nuova grande coop, che avrà invece 334 supermercati, non appaiono a prima vista in eccesso. Ma la catena controllata da Bernardo Caprotti, come emerso da uno studio comparato realizzato da R&S Mediobanca  lo scorso dicembre, è di gran lunga più efficiente, in termini di redditività, rispetto alle coop, che compensano i bassi margini con i proventi finanziari legati all’impiego della liquidità incassata con il prestito sociale.

Sulla carta sembrerebbero dunque esserci le condizioni per uno snellimento del numero di addetti, che striderebbe tuttavia con la matrice mutualistica e solidaristica delle coop. Tuttavia alcune procedure di riduzione del personale erano già in corso prima dell’avvio della fusione. In febbraio Coop Estense ad esempio aveva annunciato la ristrutturazione dei suoi iper in Puglia, con il taglio di alcune centinaia di posti di lavoro per tornare in pareggio. In Sicilia Coop Adriatica e Coop Nordest sono alle prese con il salvataggio di Coop Sicilia, mentre in Friuli sempre Coop Nordest è alle prese con il fallimento di Coop Operarie.

Se dal punto di vista industriale, dunque, il nuovo big della grande distribuzione potrebbe essere interessato da un importante processo di ristrutturazione, dal punto di vista finanziario la nuova Supercoop, forte anche di un prestito sociale di circa 4 miliardi di euro, cui corrispondono attività finanziarie e cassa per un importo analogo, si candida invece a ricoprire un ruolo di primo piano nell’azionariato di Unipol  gruppo finanziario. Grazie anche a una struttura organizzativa che dovrebbe prevedere due sub-holding, una dedicata alla grande distribuzione, che dovrebbe essere guidata dall’attuale direttore della gestione di Coop Estense, Massimo Ferrari, e una dedicata alle partecipazioni, che spaziano dal settore finanziario e assicurativo (Ugf) al turismo, passando dalle librerie all’immobiliare (Igd ), che dovrebbe essere affidata all’attuale numero uno di Coop Nordest. La nuova realtà cooperativa, che sarà guidata dall’attuale presidente di Coop Adriatica e di Finsoe, oltre che consigliere di Ugf, Adriano Turrini, dovrebbe affermarsi come primo azionista singolo del gruppo guidato da Cimbri con una quota superiore al 20%.

Le tre cooperative destinate a fondersi detengono complessivamente il 34,17% di Finsoe, partecipazione che in trasparenza equivale a circa il 10,73% di Ugf. Ma Coop Adriatica, Coop Nord Est e Coop Estense hanno anche importanti pacchetti di azioni privilegiate di Unipol , che a breve saranno convertite in ordinarie nel rapporto di uno a uno. Nell’ultima assemblea di Ugf (quella dello scorso 25 febbraio) Coop Adriatica era presente con il 7,88% delle azioni privilegiate, pari al 3% del futuro capitale ordinario di Unipol , Coop Nordest figurava con l’1,88% (0,71% del capitale ordinario post conversione) e Coop Estense con il 7,86% privilegiato (3%). Pacchetti che dopo la conversione varranno circa il 6,71% di Ugf e che si andranno a sommare al 10,73% che la Supercoop riceverà da Finsoe. Se a questo 17,44% si aggiunge anche la quota di capitale ordinario di Unipol  detenuto in trasparenza dalle tre cooperative attraverso il veicolo Lima, pari a 2,84%, si arriva al 20,28%. Una quota di gran lunga superiore all’8,14% di Ugf che dopo la scissione di Finsoe finirà in Holmo (che potrebbe anch’essa sciogliersi girando i titoli alle coop azioniste) e che potrebbe consentire alla nuova Supercoop di diventare il perno del nuovo azionariato del gruppo bolognese. Specie se il cda di Ugf, dove le tre coop destinate alla fusione sono già oggi ben rappresentate, dovesse in futuro decidere di proporre ai soci l’adozione del voto maggiorato. Da questo punto di vista l’ad di Unipol  gruppo finanziario, parlando nel corso dell’assemblea di UnipolSai  del 27 gennaio, non aveva escluso a priori una soluzione del genere, ma aveva però rimandato la palla ai soci. «Sicuramente valuteremo» la possibilità di introdurre il voto maggiorato, aveva spiegato Cimbri, «ma non abbiamo ancora iniziato a farlo e non ho un’opinione merito». Certo, «se sarà di interesse qualche proposta ai soci la faremo». (riproduzione riservata)