di Carlo Forte 

 

I lavori di ristrutturazione della scuola primaria Pessina di Ostuni in provincia di Bari erano durati 4 anni. E la scuola era stata inaugurata il 12 gennaio scorso. Ma questo non è bastato ad impedire che 5 metri quadrati di intonaco spesso 3 centimetri collassasse ieri all’improvviso colpendo in pieno due piccoli alunni di 7 anni, ferendoli seriamente. Ferita anche la maestra che si è procurata una brutta caduta scivolando sui calcinacci nel tentativo di soccorrere i bambini. E al consueto balletto delle responsabilità (sulle quali faranno luce il comune, l’ufficio scolastico e la magistratura) si aggiunge un’ulteriore beffa. La legge non prevede alcuna forma di risarcimento che possa essere corrisposta a domanda dei soggetti interessati. I genitori dei bambini e l’insegnante che si sono infortunati durante il normale svolgimento delle lezioni per ottenere una qualche forma di risarcimento in denaro dovranno andare davanti a un giudice. Ciò vale anche per la docente. Che, pur essendosi infortunata mentre svolgeva il proprio lavoro all’interno della classe a lei assegnata, non potrà far valere il diritto all’equo indennizzo e non potrà giovarsi dei rimborsi delle spese di degenza. E se dall’infortunio dovesse ricavare un’invalidità permanente, che dovesse precluderle la possibilità di continuare a lavorare, non godrà nemmeno della cosiddetta pensione privilegiata. E cioè di una pensione speciale, calcolata come se avesse raggiunto il massimo degli anni di servizio ordinariamente cumulabili: un risarcimento che era previsto fino al 2011 per i casi come questo. Il decreto Monti, infatti, ha cancellato con un colpo di spugna tutti i benefici che erano previsti dalla legge per risarcire e tutelare i lavoratori che si fossero infortunati per cause direttamente collegate alla svolgimento del proprio lavoro: la cosiddetta causa di servizio (si veda ItaliaOggi del 13/12/2011). E non è tutto. Se le assenze della docente infortunata dovessero protrarsi oltre un certo limite, ora rischia pure il licenziamento. Oltre al danno la beffa.

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