di Luca Gualtieri

Partirà dopo l’estate, presumibilmente tra settembre e ottobre, l’opa su Banca Intermobiliare  (Bim), la storica boutique finanziaria torinese oggi al centro di un delicato passaggio di proprietà. L’istituto, finora fiore all’occhiello del gruppo Veneto Banca, potrebbe presto passare sotto il controllo di una cordata di imprenditori e professionisti capitanata proprio dall’attuale vicepresidente Pietro D’Aguì.

In queste settimane sarebbe entrata nel vivo l’istruttoria della Banca d’Italia, che, ai sensi delle norme di legge, dovrebbe rilasciare in tempi rapidi l’autorizzazione necessaria per chiudere l’operazione. L’iter dovrebbe concludersi entro l’estate permettendo così l’avvio dell’offerta pubblica di acquisto tra settembre e ottobre, con un semestre di ritardo rispetto alla tabella di marcia iniziale. La cordata dovrebbe così acquisire il controllo di Bim, mentre Veneto Banca scenderebbe al 20% pur restando azionista di riferimento della boutique finanziaria. La società comunque dovrebbe restare quotata in Piazza Affari con flottante simile a quello attuale. A quel punto i nuovi soci potranno mettere mano alla governance, a partire dalla nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Contestualmente potrebbe essere nominato anche un nuovo direttore generale per sostituire l’attuale Cataldo Piccarreta, che oggi è espressione di Veneto Banca e che alla fine dello scorso anno ha sostituito Michele Barbisan (diventato direttore commerciale nell’istituto di Montebelluna). L’incarico dovrebbe essere affidato a Carlo Frati, dal 2000 in forza a McKinsey & Company e oggi partner della sede milanese. La sua principale area di specializzazione è il retail banking, con particolare focalizzazione sugli aspetti strategici, di sviluppo e crescita commerciale e di gestione dei rischi creditizi.

Definita la governance, la nuova Bim dovrà concentrarsi sulle strategie, su cui i soci sembrano avere già le idee chiare. L’obiettivo è focalizzare l’attività sulla gestione di patrimoni di fascia alta, strategia alla quale guardano investitori esteri specializzati come Duet Bim, il fondo di alternative asset management entrato nella cordata. Non si può escludere che ai due soggetti stranieri si affianchino presto altri operatori specializzati, che già nei mesi scorsi avrebbero esaminato il dossier Bim.

Questa forte focalizzazione sul private banking in senso stretto prevista dal piano potrebbe anche spingere l’istituto ad abbandonare gli ambiti della promozione finanziaria (finora svolta soprattutto dalla controllata Ipibi Financial Advisory, recentemente ceduta) e dell’attività creditizia non legata alle gestioni di portafoglio. (riproduzione riservata)