Anche i sindacati contro. Della scarsa convenienza del Tfr in busta ne sono convinti anche i sindacati. Per esempio, la Uil sostiene che fa pagare più tasse e può far perdere diritto a servizi sociali agevolati, detrazioni fiscali e assegni familiari. Dunque chi sceglierà l’opzione avrà effetti penalizzanti. Perché il Tfr in busta paga farà alzare il reddito ai fini Isee, con un effetto domino sul sistema agevolato di tasse e tariffe locali (asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie ecc.). Per esempio con un Isee di 12.500 euro, a Milano, si paga una tariffa degli asili nido di 103 euro mensili, mentre con un Isee di 12.501 euro la tariffa sale a 232 euro mensili (con più 129 euro a mese). Sempre per la mensa scolastica, a Roma, il costo con un Isee di 12.500 euro è di 50 euro mensili; e se si supera anche di 1 euro tale soglia, il costo sale a 54 euro mensili (quattro euro in più a mese). Altri esempi. Per l’iscrizione all’università «La Sapienza», la quota annuale con un Isee di 12 mila euro è di 549 euro l’anno, ma con un Isee di 12.001 la quota sale a 600 euro l’anno. A Bari chi ha un Isee di 10 mila euro non paga la Tasi, ma se si supera tale soglia d’Isee la Tasi si paga con l’aliquota al 3,3 per mille. A Torino una famiglia che ha un Isee di 12.999 euro paga la tassa rifiuti di 156 euro in media l’anno; con il Tfr in busta paga, superando il reddito di 13 mila euro la tassa sui rifiuti diventa di 202 euro: l’aggravio è di 46 euro. L’opzione per il Tfr in busta paga, mette ancora in luce la Uil, comporterà anche un aggravio di tasse. Per effetto della tassazione ordinaria di tali quote, al posto di quella separata per tutto il Tfr, si avranno delle penalizzazioni di 330 euro in media all’anno, tra maggiore tassazione (50 euro l’anno) e minori sgravi fiscali (280 euro l’anno). Lo studio della Uil spiega che per un reddito di 23 mila euro (imponibile medio lavoratori dipendenti), in busta paga potrebbero scattare 97 euro medi mensili, che salgono a 105 euro per i redditi di 25 mila euro e a 125 euro per i redditi di 35 mila euro, mentre scendono a 76 euro mensili per un reddito da 18 mila euro. Fin qui i benefici. Tuttavia, considerando che la Quir comporta l’applicazione dell’aliquota marginale Irpef (cioè quella corrispondente all’ultimo scaglione in cui si colloca il maggior reddito erogato), si avrà un generalizzato aumento di Irpef da pagare allo Stato. Ciò significa che con un reddito di 18 mila euro lordi, sul Tfr annuo pari a 957 euro, al posto del 23% si pagherà il 27%; con un reddito di 23 mila euro, su un Tfr annuo di 1.209 euro, si pagherà sempre il 27% anziché il 23,9%; con un reddito di 35 mila euro, su un Tfr annuo pari a 1.806 euro si pagherà il 38% anziché il 25,3%.

Infine, la Uil evidenzia che la Quir si andrà a cumulare con il reddito dell’anno del lavoratore e, quindi, finirà per incidere anche sulla determinazione delle detrazioni d’imposta (per familiari a carico, per esempio) oppure per gli assegni familiari. Solo di detrazioni fiscali, un reddito di 23 mila euro ci rimetterà mediamente 280 euro l’anno.