Si è tenuta ieri la prima assemblea annuale di UnipolSai, il colosso assicurativo nato dalla fusione tra la compagnia bolognese e le società della ex galassia della famiglia Ligresti.
In assemblea era presente il 71,81% del capitale sociale, chiamato a ratificare, tra le altre cose, i risultati del 2013.
Il bilancio di UnipolSai si è chiuso con un utile netto consolidato di 694 milioni di euro e una raccolta assicurativa diretta a 15,4 miliardi di euro. Per il ramo ‘Danni’ 9,3 miliardi (-8,1%), per quello ‘Vita’ 6,1 miliardi di euro (+9,1%).
L’assemblea ha approvato il bilancio d’esercizio 2013 con il voto favorevole del 99,94% delle azioni presenti in sala, pari al 71,77% dell’intero capitale sociale.
Il progetto industriale UnipolSai  “richiederà ancora un paio d’anni di intenso lavoro da parte di tutte le strutture del gruppo, ma sta già dando qualche risultato”, ha detto l’amministratore delegato di UnipolSai, Carlo Cimbri.
Nel corso del suo intervento, l’ad ha ripercorso le tappe che hanno portato, con effetti da gennaio 2014, alla fusione per incorporazione di Unipol Assicurazioni, Milano Assicurazioni e Premafin in Fondiaria Sai: “C’è stato un complesso iter autorizzativo composto da 12 autorizzazioni da diverse autorità di vigilanza, Consob, Antitrust più quelle europee”. Cimbri ha citato alcune prescrizioni di inusitato rigore, come quella di far rientrare la quota di mercato sotto il 30% per ogni singolo ramo di attività delle compagnie a livello nazionale e di singola provincia.
Una prescrizione “totalmente nuova per il panorama assicurativo italiano”. Nonostante questo, “pur non condividendo la rigidità quantitativa che c’è stata prescritta”, il gruppo si è adeguato trovando una soluzione con Allianz. UnipolSai, come ha ricordato Cimbri, ha infatti chiuso per la vendita di 1,1 miliardi di premi ad Allianz. 
Concedere fiducia all’operazione industriale che nell’estate del 2012 ha portato al matrimonio tra Unipol e la galassia FonSai, partecipando agli aumenti di capitale che ne sono seguiti, avrebbe consentito di beneficiare di un premio a tre cifre, con una rivalutazione che oscilla tra il 130% e il 140%. Cimbri ha spiegato che oggi la societá vale 7,4 miliardi di euro, vale a dire 4,3 miliardi di euro in più rispetto ai valori antecedenti al merger con FonSai. 
Il conteggio poggia su una base di calcolo di 440 milioni di euro attribuita al 31 dicembre 2011 a FonSai e alle minoranze di Milano Ass., a cui si aggiunge una valutazione di Unipol Ass. per 1,1 miliardi di euro. Ulteriori 1,7 miliardi sono poi arrivati a seguito di un’operazione di rafforzamento patrimoniale, per un totale complessivo di 3,24 miliardi a cui devono essere sottratti 150 milioni di euro distribuiti sotto forma di dividendo da Unipol Ass. Per un totale di 3,1 miliardi di euro che dista appunto 4,3 miliardi dai 7,4 miliardi di valore attuale, per un apprezzamento complessivo che si avvicina al 140%. 
Cimbri ha inoltre sottolineato che chi avesse seguito gli aumenti di capitale dal 30 gennaio 2012 (giorno in cui venne annunciato l’accordo Unipol-FonSai, poi formalizzato in luglio con l’ingresso di Unipol nel 
capitale della holding Premafin, ndr), avrebbe guadagnato dal 90% – nel caso delle Unipol ordinarie – fino al 513% per le azioni di risparmio di Milano Assicurazioni. Inoltre, chi ha comprato durante gli aumenti di 
capitale, ha guadagnato tra il 168% per le FonSai ordinarie e il 404% delle Unipol privilegiate. 
Cimbri ha anche parlato della rivalutazione delle quote di Bankitalia, che porta ad una plusvalenza, per UnipolSai, pari a 132 milioni di euro. “Non avevamo alcun interesse a rivalutare le quote – ha poi spiegato – ma vi siamo stati obbligati dall’Ivass”.
Le entrate relative alla rivalutazione ‘sono iscritte nei proventi straordinari’. UnipolSai possiede il 2% della Banca d’Italia. La plusvalenza sulle quote è pari a 88 milioni su Fonsai e 44 milioni su Milano Assicurazioni, al netto delle imposte, come da prescrizione Ivass.
Non è mancato inoltre un commento al “tentativo di alcuni vecchi azionisti di mettere le mani nelle tasche degli attuali azionisti”, che Cimbri ha definito “un tentativo di furto”. “Penso – ha ribadito Cimbri – che non ci siano le ragioni per sottostare a questo tipo di richieste. Resisteremo in queste cause in ogni grado di giudizio, replicheremo in ogni sede”. Ma, rispetto a questi eventuali contenzioni, ”non riteniamo di dover fare accantonamenti”.