di Roberta Castellarin

La crisi è finita per gli uomini d’oro di Piazza Affari. Quattro famiglie hanno incassato oltre un miliardo di euro di dividendi, segnando una crescita del 15% rispetto ai flussi di un anno fa. A guidare il gruppo dei campioni di incasso è Leonardo del Vecchio, che nel 2014 ha ottenuto 310,4 milioni di euro grazie alle cedole legate alle partecipazioni in Foncière des Regions, Generali, Luxottica e Unicredit.

Rispetto all’anno scorso Del Vecchio ha visto crescere il monte dividendi del 14%, grazie soprattutto all’aumento della cedola del Leone di Trieste (che è passata da 0,2 a 0,45 euro). Proprio la generosità della compagnia guidata da Mario Greco ha fatto felici numerosi vip di piazza Affari. I fratelli Benetton, che possono contare su un diversificato pacchetto azionario con partecipazioni in Autogrill,Caltagirone editore,Mediobanca e World Duty free, sono stati invece premiati dall’incorporazione di Gemina in Atlantia.

 

Pur avendo ricevuto dividendi soltanto daAtlantia, Adf e Pirelli i fratelli di Ponzano Veneto hanno incassato il 25% in più rispetto a un anno fa per un totale di 287,7 milioni di euro. A premiare la famiglia è stata infatti la fusione per incorporazione di Gemina in Atlantia: il dividendo del colosso autostradale è rimasto lo stesso, ma il numero di azioni in mano ai Benetton è aumentato grazie all’aumento di capitale. Risulta in rialzo anche l’incasso di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, che hanno potuto contare su un flusso di liquidità di 225 milioni, contro i 184 del 2013, grazie alla crescita della cedola staccata da Prada da 0,09 a 0,1 euro.

 

Seguono Gianfelice e Paolo Rocca, che grazie alla quota in Tenaris hanno potuto contare nel 2014 su 222,6 milioni di dividendi, la stessa cifra incassata l’anno precedente, neutralizzando l’effetto cambio.

A fare concorrenza a questi nomi blasonati c’è lo Stato, con il Tesoro che ha incassato cedole per 1,7 miliardi di euro grazie soprattutto alle partecipazioni in Eni ed Enel. In questo caso rispetto a un anno fa si registra una lieve flessione perché il rialzo della cedola di Eni non ha compensato l’effetto del più magro dividendo dato da Enel. Come già era avvenuto lo scorso anno, non hanno staccato cedole né Finmeccanica né Stm. Così il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, come molti Paperoni ha dovuto ancora una volta fare i conti con società che tengono la cedola a zero. Un destino analogo a quello della famiglia Berlusconi, che pur avendo un ricco pacchetto azionario in Mediaset, Mediobanca, Molmed e Mondadori ha ottenuto il dividendo solo daMediolanum e ha potuto quindi contare su 64,6 milioni di euro di incasso.

Rispetto a cinque anni fa il peso della crisi è quindi ancora evidente, soprattutto per quanto riguarda le banche, come dimostra il magro risultato portato a casa dalle fondazioni: su 22 enti azionisti di Piazza Affari, solo 14 hanno percepito dividendi. E anche chi li ha percepiti ha dovuto accontentarsi di entrate in alcuni casi più basse. Se la Compagnia di Sanpaolo e la fondazione Cariplo ottengono circa lo stesso bottino dell’anno scorso, la Fondazione CR Torino ha visto scendere le entrate per dividendi da 51,5 a 34,2 milioni di euro.

Il saldo delle fondazioni rispecchia la stagione dei dividendi a Piazza Affari. Tra aprile e giugno le società italiane quotate stanno distribuendo a grandi e piccoli azionisti circa 11,4 miliardi di euro, un dato in contrazione rispetto ai 13,8 miliardi del 2013. Nel complesso le società sono state prudenti nella distribuzione di cassa agli azionisti, anche se non sono mancate alcune sorprese positive. Proprio grazie a un dividendo molto più ricco rispetto allo scorso anno le famiglie Garrone e Mondini di Erg conquistano un sesto posto in classifica con un incasso totale di 94,47 milioni di euro. La cedola nel caso di Erg è passata da 0,4 a 1 euro, con una balzo del 150%. Emerge un segno positivo anche nel saldo della famiglia Boroli-Drago del gruppo De Agostini, che ha visto passare da 87,6 a 94,7 milioni il flusso di cassa ricevuto. Merito anche in questo caso della generosità delle Generali, che hanno più che raddoppiato la cedola.

Non mancano poi alcune new entry in classifica. Grazie al debutto in borsa di Moncler, Remo Ruffini entra infatti in classifica con cedole per 6,9 milioni di euro. Per uno che entra, c’è invece qualcuno che esce. Simon Pietro Salini, che l’anno scorso aveva incassato 152 milioni grazie al maxi-dividendo di Impregilo, quest’anno non compare in classifica perché il gruppo Salini Impregilo non ha dato dividendo. (riproduzione riservata)