di Stefania Peveraro

Sace prepara un fondo di mini-bond da 350 milioni di euro. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il gruppo di assicurazioni e del credito all’export (controllato da Cassa Depositi e Prestiti e in via di privatizzazione) sta finalizzando il progetto di un fondo chiuso che sarà dedicato all’investimento in obbligazioni di piccole e medie società non quotate e dotate di particolare focus sulle esportazioni, alle quali assocerà automaticamente anche la propria garanzia con l’effetto di mitigare il rischio di credito per gli investitori.

Il fondo sarà gestito da Amundi sgr (gruppo Crédit Agricole), che è stata selezionata a scapito di altri due candidati. Il fondo sarà sottoscritto dalla stessa Sace per 175 milioni, ossia il 50% della dotazione prevista complessiva, e per altrettanti da un altro grande investitore italiano o internazionale.

Va detto che il progetto di Sace sta provocando qualche malcontento tra gli operatori concorrenti, i quali temono che Sace possa riuscire a offrire un pacchetto «tutto-compreso» a condizioni più favorevoli per le imprese emittenti. Oltre al fatto che si potrebbe rilevare un’ipotesi di conflitto d’interesse nell’ambito della struttura dell’operazione, visto che Sace sarebbe contemporaneamente originator, investitore e garante dei mini-bond. In ogni caso quella di Alessandro Castellano, amministratore delegato di Sace, potrebbe risultare una mossa-chiave alla vigilia della possibile quotazione a Piazza Affari, cui presentarsi con l’attività nel mediocredito appena avviata.

Il progetto di Sace è indipendente da quello di Cdp, che da tempo lavora alla costituzione un fondo di fondi di mini-bond. L’ad Giovanni Gorno Tempini di recente ha confermato che Cdp sta lavorando «a un fondo di fondi dedicato al sostegno del mercato dei mini-bond, le nuove obbligazioni per il finanziamento a basso costo delle pmi. Potremmo creare», ha aggiunto Gorno Tempini, «una divisione specializzata in seno al Fondo Italiano dotata di risorse sufficienti, penso a diverse centinaia di milioni, per sottoscrivere collocamenti». A fine febbraio, alla data di pubblicazione del Rendiconto 2013, il Fondo Italiano d’Investimento, tra investimenti diretti e indiretti deliberati, aveva ormai impegnato 785 milioni di risorse, ossia circa il 75% degli impegni sottoscritti nel novembre 2010 (1,2 miliardi). Il che significa che presto sarà tempo di fundraising per un nuovo fondo, che potrebbe essere rappresentato dal fondo di mini-bond. (riproduzione riservata)