L’evoluzione del welfare state tende a un graduale ridimensionamento delle prestazioni offerte dal sistema pubblico con l’intervento progressivo in via sostitutiva di diversi strumenti rappresentati da fondi pensione, fondi sanitari, di integrazione del reddito, per la formazione continua. Come combinare i diversi interventi in un sistema convergente? È l’interrogativo che ci si è posto un convegno organizzato dal Mefop soprattutto in un contesto in cui la crisi economica determina una crescita esponenziale del rischio povertà, le riforme delle pensioni determinano l’allungamento vita lavorativa, mentre gli interventi nel mercato del lavoro incrementano la crescita del rischio occupazionale e l’andamento della curva demografica innalzano la crescita del rischio sanitario. Si modifica al contempo anche l’area delle paure degli italiani. Mentre prima l’ unica preoccupazione era legata alla pensione futura, adesso l’area dei timori tocca anche il sostentamento dei figli, l’evoluzione della vecchiaia, la capacità di sopravvivere per diversi anni, la tutela della salute, l’autosufficienza. Ma come favorire un coordinamento tra le prestazioni offerte dai vari enti? Utopistico pensare alla confluenza in un unico fondo di welfare. Occorre allora un coordinamento delle prestazioni e dei servizi. I fondi pensione sono lo strumento più trasversale tra quelli utilizzabili per costruire un welfare integrativo. A partire dalle anticipazioni per spese sanitarie di particolare gravità che possono essere chieste al fondo pensione fin da subito in percentuale pari al 75% della posizione individuale maturata. Un elemento apprezzabile dal momento che, fonte Censis, la spesa sanitaria che grava direttamente sulle tasche dei cittadini tocca l’84,6% delle famiglie per un controvalore annuo di 28 miliardi, pari all’1,7% del pil. Secondo l’Ania i privati finanziano più del 20% della spesa sanitaria, soprattutto per interventi specialistici, diagnostica, cure odontoiatriche e farmaci. Altro punto di forza dei fondi pensione è la possibilità di effettuare un riscatto parziale fino al 50% in caso di inoccupazione che duri da 12 a 48 mesi e totale per periodi superiori. Mentre nel caso in cui tale circostanza si verifica a meno di cinque anni dal raggiungimento del requisito anagrafico di pensionamento, è possibile accedere in via anticipata alla prestazione del fondo pensione. Ci sono altri ambiti di evoluzione del ruolo dei fondi pensione nell’integrare il welfare pubblico. Il Mefop sottolinea la possibile valorizzazione, anche normativa, del fine previdenziale dei fondi pensione attraverso un perfezionamento della tutela dei nuovi pensionati, della fase di accumulo e dei servizi e della promozione. Tra le proposte operative vanno citate in primo luogo l’ampliamento delle possibilità di partecipazione al fondo pensione nella fase antecedente all’ingresso nel mondo del lavoro, con incentivi e contributi, e nel caso di interruzioni della carriera (ipotesi quest’ultima sempre più frequente in Italia). Tema di particolare rilevanza è, proprio sul fronte della precarietà, quello legato alla fase delle prestazioni: necessario valorizzare l’istituto della prestazione anticipata, creando rendite erogate con modalità life style. E sul fronte sanitario serve sviluppare coperture long term care a decorrere dalla cessazione del rapporto di lavoro. (riproduzione riservata)