Sono giorni importanti per capire che forma prenderanno le Poste dopo la nomina di Francesco Caio al vertice dell’azienda in sostituzione Massimo Sarmi, che l’aveva guidata ininterrottamente per 12 anni. Subito dopo Pasqua, prima di riaprire i cantieri della privatizzazione che dovranno portare alla cessione da parte del ministero dell’Economia di una quota del capitale fino al 40%, prevista entro la fine dell’anno, bisognerà infatti risistemare le poltrone di comando di più di qualche società controllata dal gruppo, che ha cda giunti a scadenza proprio quest’anno.

La prima per importanza è certamente Poste Vita che, nel gruppo, ha assunto un ruolo decisivo conquistando spazio anno dopo anno. In un decennio la compagnia guidata da Maria Bianca Farina è arrivata ai vertici del mercato assicurativo italiano e dei 26,2 miliardi di ricavi totali raggiunti dalle Poste nel 2013 (rispetto ai 24 miliardi del 2012), più di 16 sono arrivati proprio dai servizi assicurativi; se si guarda poi al risultato operativo, degli 1,4 miliardi toccati l’anno scorso, 411 milioni fanno capo alle polizze. Quale decisione prenderà il nuovo management? Meglio lavorare nel segno della continuità, confermando l’attuale squadra di Poste Vita, o per iniziare a dare una svolta al gruppo conviene partire proprio dalla compagnia? Nonostante manchino pochi giorni alla scelta lo scenario appare ancora aperto, con l’ipotesi di una riconferma che sembra aver ripreso quota proprio negli ultimi giorni. Per Farina, entrata in Poste Vita nel 2004 come direttore generale, sarebbe il terzo mandato come ad. Quello di chiusura, insomma, visto il limite dei tre incarichi indicati dall’esecutivo di Matteo Renzi. In questo modo il gruppo si potrebbe presentare agli investitori privati almeno con un punto fermo, senza avere rivoluzionato da capo a piedi l’assetto di comando di Poste Italiane, visto che, come noto, oltre a Caio c’è già stato un rinnovo anche alla presidenza del gruppo, con l’arrivo di Luisa Todini. E anche il fatto di essere una donna gioca certamente a favore di Farina, considerando l’attenzione dimostrata dal governo per le quote rosa nelle aziende partecipate dallo Stato. Ma come detto lo scenario è ancora aperto e c’è chi fa notare il passato di Caio in McKinsey ed è pronto a scommettere che il ceo possa andare a pescare proprio tra gli ex della società di consulenza per ridisegnare il vertice della compagnia di assicurazione, con qualche nome che comincia già a circolare. Per quanto riguarda invece la presidenza di Poste Vita appare probabile che si possa scegliere di chiamare un consigliere del gruppo, mossa che avrebbe anche l’indubbio vantaggio di ridurre i costi. E non c’è solo Poste Vita. In scadenza ci sono anche i cda di Banca del Mezzogiorno, Mistral Air e Posteshop. L’attenzione è puntata soprattutto sulla banca del Sud voluta dall’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ma poi fortemente ridimensionata rispetto ai progetti iniziali. Sarmi, proprio di recente, ha scommesso sul progetto con un aumento di capitale di oltre 230 milioni, ma ora la parola passa a Caio. (riproduzione riservata)