di Anna Messia

Poste Italiane, insieme a Finmeccanica, è sicuramente l’azienda pubblica che più di altre ha risentito del vento di novità soffiato dal governo di Matteo Renzi.

Ed è anche quella destinata a registrare un segno più evidente di discontinuità rispetto al passato. A differenza di Eni ed Enel, per sostituire Massimo Sarmi, dopo 12 anni di gestione ininterrotta, non sono stati promossi manager interni, ma si è guardato all’esterno, chiamando Mr Agenda Digitale, Francesco Caio. Sarà lui, con Luisa Todini alla presidenza, a occupare della privatizzazione del gruppo che prevede la cessione fino al 40% delle azioni (oggi al 100% del ministero dell’Economia) da collocare sul mercato entro l’anno. Un’operazione destinata a cambiare la fisionomia dell’azienda. Ma per dare un segnale di cambiamento forte al gruppo Caio non dovrà attendere la fine dell’anno. Perché nel 2014 sono arrivati a scadenza i consigli di amministrazione di diverse società del gruppo postale. Prima tra tutte Poste Vita, che ha già convocato l’assemblea per il 29 aprile, addirittura il giorno prima di quella di Poste Italiane. La compagnia assicurativa negli anni è diventata un pilastro fondamentale del gruppo e che è destinata ad avere un ruolo ancor più decisivo in vista della privatizzazione: dei 26,2 miliardi di ricavi totali raggiunti dalle Poste Italiane nel 2013 (rispetto ai 24 miliardi del 2012), più di 16 miliardi sono arrivati proprio dai servizi assicurativi; e se si guarda al risultato operativo, degli 1,4 miliardi raggiunti l’anno scorso, 411 milioni fanno capo alle polizze. La scelta del sostituto di Maria Bianca Farina appare insomma il primo banco di prova della gestione Caio e si tratta di una decisione non facile da prendere. Fino a qualche giorno fa il nome della Farina circolava tra i possibili candidati a prendere il posto dello stesso Sarmi e considerando che la folta presenza di donne alla presidenza delle aziende partecipate dallo Stato non è affatto escluso che Farina possa salire al vertice della compagnia, con una scelta, questa volta, di continuità. Più difficile appare invece la sua riconferma come ad, visto che sarebbe al terzo mandato e guida la società da un decennio (è entrata come nel 2004 come dg). C’è poi chi fa notare il passato di Caio in McKinsey ed è pronto a scommettere che il ceo possa andare a pescare proprio tra gli ex della società di consulenza per ridisegnare il vertice della compagnia di assicurazione. Poi toccherà anche alle altre società del gruppo: Banca del Mezzogiorno, Mistral Air e Posteshop. (riproduzione riservata)