di Sonia Ciccolella

Poste Italiane nell’ultimo decennio è stata oggetto di un significativo rinnovamento che ha portato l’azienda a un incremento dei servizi prestati e a un ampliamento della gamma dell’offerta, soprattutto nell’ambito dei servizi finanziari che costituiscono oggi una voce significativa nel suo bilancio. Poste inoltre ha il vantaggio di poter contare su una diffusione capillare su tutto il territorio italiano, grazie a migliaia di uffici postali, che le consentono di raggiungere una vasta clientela.

Negli ultimi anni pertanto Poste è divenuta un significativo competitor delle banche, attraverso l’offerta di servizi finanziari ai suoi clienti, e facendo leva sul rapporto che i cittadini già avevano con gli uffici postali. Tutto questo senza nessuna disciplina prudenziale per le finalità di vigilanza, compresa l’adeguatezza patrimoniale e il contenimento dei rischi, cui erano invece soggette le banche, e senza specifiche prescrizioni di professionalità e competenza degli operatori che si trovavano a stretto contatto con la clientela.

Questa sorta di limbo normativo ha certamente minato le corrette regole di concorrenza, nonché fatto sorgere seri dubbi sulla reale tutela degli investitori.

Il braccio operativo finanziario dei servizi finanziari del gruppo, Banco Posta, è però finito nel 2009 nel mirino della Banca d’Italia, che ha portato nel 2011 alla costituzione di un patrimonio separato destinato all’esercizio esclusivo di Bancoposta. La medesima Autorità ha avviato poi nel mese di marzo del 2014 una consultazione con lo scopo di armonizzare la disciplina prudenziale da applicarsi a Bancoposta per tutti gli aspetti rilevanti per la vigilanza, assogettando così Poste alle disposizioni del Testo unico bancario e del Testo unico della finanza che regolano l’esercizio delle stesse attività da parte di banche, Sim e altri intermediari vigilati. Anasf ha partecipato alla consultazione inviando una propria memoria ed esprimendo la sua condivisione degli obiettivi Banca d’Italia, in particolare, l’equiparazione di Poste alle banche sotto il profilo dei controlli e della gestione dei conflitti di interesse, nonché delle disposizioni in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione. Il mercato necessita di massima trasparenza ed è fondamentale garantire che tutti gli operatori siano soggetti alle stesse regole e alla medesima vigilanza, affinché gli investitori siano tutelati in pari modo, qualsiasi sia l’interlocutore cui si rivolgono per le proprie scelte di investimento. Occorre in particolare, a giudizio dell’Associazione, mantenere elevato il presidio autorizzativo per coloro che svolgono, a vario titolo, l’attività distributiva in ambito finanziario a salvaguardia del mercato, ma anche dei risparmiatori e degli operatori qualificati.

Le nuove disposizioni dell’Autorità abilitano altresì Poste a svolgere fuori dalle proprie succursali attività di promozione e collocamento di prodotti e servizi bancari, relativamente alle attività di Banco Posta. Anche in questo caso Banca d’Italia ha stabilito di estendere a Poste la disciplina dell’attività fuori sede già prevista per le banche, con rinvio alla normativa specifica di ciascun canale di distribuzione.

 

Anaf ha apprezzato particolarmente questa scelta. I promotori finanziari iscritti al proprio Albo professionale seguono regole stringenti nell’esercizio della professione, garantendo la massima professionalità e competenza ai propri clienti. È quindi necessario che la medesima professionalità sia prevista per i dipendenti di cui Poste dovesse servirsi per l’attività fuori sede, affinché tali operatori siano effettivamente specializzati e adeguatamente formati e non contemporaneamente adibiti ad altre funzioni di Poste, garantendo in tal modo la tutela dei risparmiatori. Ancora, Banca d’Italia stabilisce, giustamente, il divieto per gli operatori Banco Posta di incassare dai propri clienti denaro contante. Regole analoghe sono previste anche per i promotori finanziari.

 

Il mercato deve essere aperto a tutti gli operatori. Le regole di tutela dell’investitore previste dal legislatore devono però essere omogenee per tutti, affinché vi sia un’effettiva e reale concorrenza che consenta a tutti di operare alle stesse condizioni e garantendo la medesima protezione agli investitori.