di Edoardo Narduzzi

Una delle stranezze della riforma Fornero è che ha reso ancora più dorate le pensioni già d’oro. Ora infatti non esiste più il limite, fissato per tutte le vecchie pensioni retributive, dell’80% della retribuzione media degli ultimi dieci anni. Significa che, dal 1° gennaio 2012 un pensionato d’oro può approfittare del calcolo contributivo, applicato a tutti, e dell’eliminazione del tetto dell’80% per accrescere il proprio trattamento pensionistico e farlo lievitare anche fino al 100% della retribuzione. Basterebbe confermare il vecchio tetto dell’80% per tutte le rendite superiori a una certa soglia, tipo quelle pari a 10 volte il trattamento minimo, e la stortura sarebbe risolta.

 

E le stesse pensioni d’oro, cioè quelle almeno superiori a 10 volte il trattamento minimo Inps, possono essere oggetto di un contributo di solidarietà per risolvere il problema esodati. Come? Bloccando la perequazione automatica delle 154.400 pensioni superiori a tale valore, così da produrre per le casse pubbliche un risparmio lordo fiscale di 738 milioni di euro tra il 2015 e il 2020. E, contestualmente, autorizzando i cosiddetti esodati che non beneficino di alcun trattamento di sostegno al reddito (mobilità o disoccupazione) a richiedere l’assegno di pensione anticipata, l’Apa, incassabile fino a quando non potranno beneficiare della pensione di vecchiaia ex lege 214 del 2011.

 

In questo modo tutti gli esodati con almeno 62 anni e tre mesi di età e almeno 37 anni di contributi potrebbero ottenere, per 13 mensilità, una pensione pari a 1,7 volte la minima Inps. Le simulazioni, fatte per il periodo 2014-2017, prevedono il picco massimo di spesa aggiuntiva per le casse pubbliche nel 2018, con 400 milioni di maggiori oneri, ma un saldo totale per l’Inps tra il 2014 e il 2025 inferiore ai 738 milioni di euro risparmiati bloccando la perequazione automatica delle pensioni d’oro, grazie anche ad alcuni risparmi di spese.

Si stima che il 100% degli esodati aventi i requisiti di età e di contribuzione indicati potrebbero raggiungere senza difficoltà i nuovi tetti di età delle pensione di vecchiaia, magari poi decurtata del valore della rendita percepita pro tempore, capitalizzata al tasso annuo dell’1,5%, secondo i coefficienti di trasformazione previsti dalla legge del 1995.

 

Chiedendo un modesto sacrificio (la rinuncia alla perequazione automatica all’inflazione) alle pensioni più elevate e autorizzando gli esodati al ricorso all’Apa, uno dei problemi più spinosi creati dalla riforma Fornero potrebbe essere risolto. Se Renzi, come pare, ha fiuto politico può, con un semplice decreto di due paginette, incassare la soluzione del caso esodati nelle urne delle prossime elezioni politiche. E, soprattutto, dimostrare che il policy maker può sempre trovare una soluzione socialmente equa. (riproduzione riservata)