di Angelica Ratti  

 

Il Niño, l’enfant terribile del Pacifico portatore di catastrofi naturali, come è stato ribattezzato il devastante ciclone tropicale, potrebbe tornare a farsi vivo questa estate, a giugno. L’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) prevede l’insorgenza di fenomeni climatici estremi: caldo, siccità e inondazioni.

Il temutissimo Niño (bambino in spagnolo) è un fenomeno naturale che si verifica ogni 3-7 anni ed è caratterizzato da un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico equatoriale davanti alle coste del Perù. Il fenomeno porta a cambiamenti climatici bruschi, con calore, piogge devastanti inondazioni e frane. Una delle conseguenze più negative è l’effetto sulla pesca al largo dell’Equador, Perù e Cile. Il riscaldamento delle acque lungo le coste di fatto ostacola l’emersione delle acque profonde ricche di nutrienti. Impoverite, le acque superficiali non consentono più al plancton di prosperare e quindi le sardine e le acciughe non hanno più di cosa alimentarsi e di conseguenza scompaiono, facendo crollare la produzione degli allevamenti della zona. Tuttavia, l’impatto del Niño non è sempre e ovunque negativo: impedisce, ad esempio, che si formino cicloni nell’Oceano Atlantico. Quale sarà l’intensità del Niño questa estate? Potrebbe essere molto forte come quella registrata nel 1997, la più forte del secolo. Secondo l’Omm le condizioni ci sono tutte.

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