di Andrea Montanari

Aprile sarà il mese decisivo per la definizione del piano di ristrutturazione del debito della Fondazione Carige. L’ente presieduto da Paolo Momigliano deve far fronte a un’esposizione complessiva di oltre 200 milioni maturata soprattutto nei confronti di Mediobanca e Carige.

Per questo l’advisor Banca Imi è al lavoro sulla soluzione da mettere in atto per chiudere in tempi rapidi questa partita. Del resto la Fondazione ha due scadenze: deve ridefinire i termini delle erogazioni per il 2014, che dovrebbero attestarsi sugli 8 milioni, e deve trovare le risorse per partecipare all’aumento di capitale da 800 milioni che l’istituto ligure (di cui oggi ha il 45% circa) si appresta a lanciare entro l’estate.

In queste settimane quindi Banca Imi deve accelerare sulla definizione del piano di rientro che non prevede una conversione del credito bancario ma sarà probabilmente basato su due pilastri: la vendita di consistente pacchetto azionario di Carige e il riscadenzamento a medio-lungo termine dell’esposizione rimanente.

Banca d’Italia invita a sistemare al più presto la partita sul debito.

Per questo la Fondazione, che al momento ha ottenuto da Via Nazionale l’autorizzazione ad alienare solo il 6% dell’attuale partecipazione del 45,1%, sta lavorando con l’advisor per lavorare alla soluzione migliore e meno dolorosa. E come riferito ieri dal Secolo XIX, non è da escludere che alla fine il presidente Momigliano opti per la vendita di una quota consistente, oscillante tra il 20-25% del capitale della banca. Se così sarà, l’incasso sarà notevole (tra 200 e 300 milioni di euro) e permetterebbe all’ente di far fronte ai propri impegni. Anche perché l’obiettivo della Fondazione resta quello di aderire per quanto possibile alla ricapitalizzazione di Carige in modo da restare nel capitale sociale nella banca con una partecipazione a doppia cifra, tra il 15 e il 20%.

Ma per definire la reale entità della vendita del pacchetto azionario, la Fondazione e Banca Imi studieranno attentamente alcune variabili dell’aumento: il valore del titolo, lo sconto sul Terp, il prezzo di emissioni delle azioni di nuova emissione e così. Tali parametri sono ancora da definire, ma sono decisivi per la scelta finale di Momigliano e del consiglio d’indirizzo dell’ente. Gli stessi vertici della Fondazione vogliono preservare il legame con il territorio e trovare un partner stabile con cui definire la nuova governance di Carige. Tra i nomi che circolano da mesi e sui quali si è espresso pure l’ad della banca Piero Montani, spiccano quelli del fondo Investindustrial di Andrea Bonomi e della famiglia genovese Malacalza. (riproduzione riservata)