Non sono rimaste a guardare ma hanno dichiarato guerra ai sinistri falsi anche se a disposizione hanno armi spuntate. La sola FondiariaSai, l’anno scorso, con il contrasto alle frodi assicurative Rc Auto ha risparmiato 25,6 milioni.

E a questa si aggiunge Unipol Assicurazioni che nel 2013 ha tagliato le spese dei sinistri per 18,5 milioni. Dati che se sommati (nel 2014 come noto, dalla fusione delle due compagnie è nata UnipolSai) danno un risparmio complessivo di oltre 44 milioni per il primo gruppo Rc Auto italiano. Subito dopo UnipolSail’azione più incisiva (anche se mancano ancora i dati di Axa Assicurazioni e Generali Italia) è arrivata a sorpresa da Vittoria Assicurazioni, che ha visto crescere sensibilmente il risparmio dai 4,4 milioni del 2012 a 7,4 milioni; e subito dopo si è piazzata la veronese Cattolica che, grazie all’accertamento di incidenti falsi, nel 2013 ha tagliato la spesa per sinistri di poco meno di 5,5 milioni. Si tratta di dati che le imprese devono rendere pubblici da gennaio 2012. Cioè da quando l’Ivass ha voluto misurare l’impegno delle assicurazioni nel contrasto alle frodi, obbligandole a pubblicare sul proprio sito internet, oltre che sul bilancio, una stima della «riduzione degli oneri per sinistri derivante dall’accertamento delle frodi». Del resto proprio le frodi sono accusate di essere una delle ragioni principali dei prezzi salati delle polizze Rc Auto italiane, il cui premio medio è di 491 euro, rispetto ai 278 euro degli altri Paesi (secondo l’ultima analisi pubblicata da The Boston Consulting Group). Il mercato ha quindi indubbiamente bisogno di chiarezza e di informazioni visto che l’incidenza delle frodi in Italia è circa il doppio di quella rilevata in altri Paesi. In verità bisogna precisare che i dati pubblicati nei bilanci dalle imprese sono solo delle stime, e per di più non perfettamente omogenee visto che qualche compagnia indica una sola cifra di riduzione degli oneri (come per esempio Unipol Sai), mentre c’è chi aggiunge i costi sostenuti e fornisce il risparmio netto. Ma sono in ogni caso una fotografia importante dell’impegno delle assicurazioni per combattere la piaga delle truffe. «Sono fenomeni difficili da estirpare perché dietro c’è la criminalità organizzata», ha ricordato in più di qualche occasione il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, riferendosi proprio alle frodi. Di sicuro qualche arma in più per consentire alle imprese di combattere le truffe sarebbe potuta venire dalla conversione dell’articolo 8 del decreto Destinazione Italia, che prevedeva tra le altre cose l’identificazione immediata dei testimoni (salvo casi di forza maggiore) per evitare denunce dopo mesi dall’incidente e difficili da verificare. Non solo. Nello stesso decreto era stata introdotta la sospensione della liquidazione per sospetto di frode o ancora il divieto di cessione del credito al risarcimento. Misure che se rese operative, secondo la stima delle stesse compagnie, avrebbero potuto consentire una riduzione del costo dei sinistri di almeno il 2-3% a livello nazionale, per arrivare a un taglio del 6-8% nei territori critici, dove le truffe sono più frequenti. Per tradurre il risparmio sulla singola polizza, sempre secondo le elaborazioni presentate dallo studio di The Boston Consulting Group, il taglio del premio per singolo veicolo agendo proprio sul contrasto alle frodi, sarebbe in media di 40-45 euro (8-9%).

Quell’articolo, come noto è stato bocciato dall’esecutivo di Enrico Letta e ripresentato subito dopo sotto forma di disegno di legge. L’attesa del mercato è ovviamente che la riforma riparta al più presto. Intanto però, sommando i risparmi delle prime compagnie del mercato censite da MF-Milano Finanza, nel 2013 il taglio sui costi è stato di circa 64 milioni, e manca ancora il contributo di due importanti operatori. (riproduzione riservata)