di Oscar Bodini MF-DowJones 

Concedere fiducia all’operazione industriale che nell’estate del 2012 ha portato al matrimonio tra Unipol e la galassia FonSai, partecipando agli aumenti di capitale che ne sono seguiti, avrebbe consentito di beneficiare di un premio a tre cifre, con una rivalutazione che oscilla tra il 130% e il 140%.

Tale valore è stato comunicato dall’ad di UnipolSai, Carlo Cimbri in occasione dell’assemblea degli azionisti che si è tenuta ieri. Il numero uno della compagnia bolognese ha spiegato che oggi la società vale 7,4 miliardi, vale a dire 4,3 miliardi in più rispetto ai valori antecedenti al merger con FonSai. Il conteggio poggia su una base di calcolo di 440 milioni attribuita al 31 dicembre 2011 a FonSai e alle minoranze di Milano, cui si aggiunge una valutazione di Unipol Assicurazioni per 1,1 miliardi; ulteriori 1,7 miliardi sono poi arrivati a seguito di un’operazione di rafforzamento patrimoniale, per un totale complessivo di 3,24 miliardi ai quali devono essere sottratti 150 milioni distribuiti sotto forma di dividendo da Unipol Assicurazioni.
Per un totale di 3,1 miliardi che dista appunto 4,3 miliardi dai 7,4 miliardi di valore attuale, per un apprezzamento complessivo che si avvicina al 140%.

Cimbri ha inoltre sottolineato che chi avesse seguito gli aumenti di capitale dal 30 gennaio 2012 (giorno in cui venne annunciato l’accordo Unipol-FonSai, poi formalizzato in luglio con l’ingresso di Unipol nel capitale della holding Premafin), avrebbe guadagnato dal 90% – nel caso delle Unipol ordinarie – fino al 513% per le azioni di risparmio di Milano Assicurazioni. Inoltre, chi ha comprato durante gli aumenti di capitale, ha guadagnato tra il 168% per leFonSai ordinarie e il 404% per le Unipol privilegiate.

In avvio dei lavori assembleari, nel ripercorrere le tappe fondamentali dell’operazione industriale che ha portato alla creazione di UnipolSai, Cimbri è tornato a criticare l’ortodossia adottata dalle Authority; imposizioni che il top manager ha bollato come «prescrizioni di inusitato rigore», ricordando che Unipol, prima di procedere al merger, «ha dovuto richiedere e ottenere ben 12 autorizzazioni dalle autorità italiane ed europee». In particolare, il numero uno della compagnia bolognese ha ricordato i diktat stringenti imposti dall’Antitrust. «Ci hanno chiesto di rientrare sotto il 30% per ogni singolo ramo di attività a livello nazionale e di singola provincia, prescrizione assolutamente nuova nel panorama assicurativo italiano», ha osservato il numero uno della compagnia. A seguito di tale imposizione, Unipol ha raggiunto comunque con Allianz Italia un accordo che consentirà di ottemperare, «pur non condividendo la rigidità quantitativa prescritta», a quanto richiesto dall’Antitrust. Tale accordo prevede il trasferimento alla compagnia tedesca di 1,1 miliardi di premi e di 500 dipendenti. Analogamente, Unipol ha anche ceduto le quote azionarie detenute (tramite FonSai) in Mediobanca e in Generali, imposizioni anche queste dettate dall’Antitrust.

Cimbri ha infine ricordato che il progetto di fusione con la galassia FonSai «si proponeva di trarre importanti sinergie industriali per creare valore per tutti gli azionisti. Era un progetto concepito e reso pubblico al termine del 2011, in un periodo particolarmente critico per il sistema Paese, con lo spread schizzato a oltre 500 punti e gli indici azionari in calo del 25% in Italia e del 20% in Ue. Un quadro economico particolarmente complesso», ha concluso il numero uno di Unipol, «così come lo è stato l’iter autorizzativo di questo progetto».

In merito al tentativo che alcuni vecchi azionisti della compagnia starebbero cercando di mettere in atto per fare causa a UnipolSai per la questione legata ai concambi di fusione ritenuti penalizzanti, Cimbri ha messo in guardia ogni tentativo in questa direzione. «Evitino di venire a mangiare sul patrimonio attuale della compagnia, di mettere le mani nelle tasche dei soci attuali per arricchirsi». Di qui l’assicurazione che la compagnia resisterà in ogni sede competente e con tutti i mezzi a disposizione. Per questo motivo, Cimbri ha assicurato che UnipolSai «non ritiene di dover fare accantonamenti a fronte di potenziali contenziosi».

Al termine della riunione, Cimbri ha inoltre spiegato che UnipolSai potrà ora concentrarsi su un’ulteriore razionalizzazione dei titoli quotati a piazza Affari. In particolare, il manager ha dichiarato che «la nostra intenzione è di presentare ai soci, entro il 2014, un ulteriore progetto di razionalizzazione delle risparmio, finalizzato a semplificare le categorie di azioni e ad avere solo titoli ordinari».

Cimbri ha infine concesso l’onore delle armi all’ex antagonista Matteo Arpe, il banchiere che – assieme a Palladio Finanziaria – tra il 2011 e il 2012 cercò a lungo di contrastare con un piano alternativo l’operazione che avrebbe poi portato Unipol alla conquista dell’ex galassia Ligresti. Proprio ieri, Arpe ha dichiarato che il fondo Sator da lui guidato ha venduto la quota rimanente che ancora deteneva nel capitale di UnipolSai. «Visto l’andamento del titolo in borsa», ha commentato il numero uno della compagnia bolognese, «non mi pare che sia stato un cattivo affare. Sono contento per loro». (riproduzione riservata)