di Francesco Ninfole

Il Parlamento Ue vuole rendere più difficile l’elusione della Tobin Tax, perciò ha preparato una relazione con alcune proposte per rendere più stringente il testo presentato dalla Commissione a metà febbraio. La commissione economica dell’Europarlamento vuole allargare il principio di emissione ai derivati Otc, reintrodurre il principio di titolarità (per cui non c’è il trasferimento del titolo senza il pagamento dell’imposta), rafforzare il principio di residenza e introdurre un comitato per la Tobin.

Inoltre i deputati Ue vogliono precisare che il gettito sarà utilizzato dall’Ue: il contributo degli Stati coinvolti sarà ridotto in proporzione. La direttiva vuole armonizzare la tassa sulle transazioni finanziarie in 11 Paesi Ue che andranno avanti con la procedura di cooperazione rafforzata. Tra questi c’è l’Italia, che intanto si è mossa d’anticipo e ha già introdotto una legge nazionale, in vigore da marzo.

Secondo la bozza di relazione dell’Europarlamento, il testo varato dalla Commissione è apprezzabile ma ci sono «lacune». L’esecutivo di Bruxelles per esempio ha introdotto il principio di emissione: ciò vuol dire che un titolo emesso in uno dei Paesi coinvolti sarà tassato ovunque, anche in altre piazze finanziarie (per esempio un’azione di una società italiana scambiata a Hong Kong). Tuttavia l’Europarlamento vuole rimediare all’esclusione dei derivati Otc da questo principio: l’esenzione «genera una lacuna potenzialmente dannosa per il buon esito dell’imposta», perché è «un incentivo al trasferimento dai mercati trasparenti alle negoziazioni Otc». Di conseguenza, «l’ambito di applicazione dovrebbe prevedere la validità del principio di emissione anche per i derivati Otc».

La Commissione non ha invece introdotto nel suo testo il principio di titolarità (ispirato all’imposta di bollo nel Regno Unito), in base al quale, se a una transazione finanziaria non è applicata la Tobin, essa non è giuridicamente opponibile e quindi non comporta il trasferimento della titolarità dello strumento sottostante. Secondo la Commissione il principio di titolarità non può essere incluso nella direttiva in quanto non tutti gli Stati membri dispongono dell’organizzazione amministrativa necessaria a farlo rispettare. Tuttavia l’Europarlamento presieduto da Martin Schulz ha un’opinione differente: «Il principio di titolarità costituisce la soluzione ideale per innalzare il costo dell’elusione fiscale fino a livelli effettivamente dissuasivi». Secondo la relazione firmata dalla eurodeputata greca Anni Podimata, si dovrebbe anche precisare che le succursali situate fuori dagli 11 Paesi coinvolti non potranno essere utilizzate a fini di elusione fiscale: così sarebbe rafforzato il principio di residenza. Inoltre, grazie a un comitato per la Tobin, si potrebbe «vigilare sulla concreta attuazione della direttiva nei vari Stati per individuare i sistemi di elusione e proporre contromisure».

L’ultimo aspetto della relazione riguarda la destinazione del gettito. Il testo della Commissione non aveva riferimenti specifici sulla questione. Il Parlamento (dopo la recente bocciatura del bilancio Ue) chiede l’utilizzo delle entrate della Tobin come risorse proprie e precisa che «i contributi nazionali degli 11 Stati membri sarebbero ridotti di un importo corrispondente al gettito dell’imposta in ognuno di essi. In tal modo si libererebbero risorse significative per i bilanci nazionali». Nella relazione non sono previste correzioni riguardo al pagamento della tassa per le transazioni di titoli di Stato sul mercato secondario, un punto sul quale i governi si sono mostrati freddi. La decisione finale sulla Tobin tuttavia spetterà proprio al Consiglio, dopo aver ricevuto l’opinione del Parlamento: le discussioni sulla relazione inizieranno giovedì (voto previsto in commissione economica per fine maggio, in plenaria a luglio). Le aliquote della Tobin Ue sono pari allo 0,1% per azioni e bond e allo 0,01% per i derivati. Secondo la legge italiana invece gli scambi di azioni sono colpiti da marzo allo 0,12% (da gennaio 2014 allo 0,1%), mentre per gli scambi Otc l’aliquota è dello 0,22% (dall’anno prossimo allo 0,2%). (riproduzione riservata)