di Anna Messia

Una vittoria, forse la più importante di tutte, Mario Greco l’ha già ottenuta da quando ha preso le redini delle Generali. Dal 1° giugno dell’anno scorso, alla vigilia del cda che avrebbe decretato l’uscita dell’allora amministratore delegato Giovanni Perissinotto per consegnare la compagnia nelle mani di Greco, fino a oggi il titolo Generali è salito di quasi il 60%, toccando venerdì 19 aprile i 12,8 euro rispetto agli 8 euro di giugno.

Quale migliore risultato da presentare all’assemblea degli azionisti che si riunirà il 30 aprile a Trieste per approvare il bilancio 2012 (chiuso in utile per 90 milioni nonostante 1,7 miliardi di svalutazioni) e per nominare il nuovo consiglio di amministrazione? Certo, tra i grandi soci c’è anche chi quelle azioni le aveva comprate quando valevano 25 o 30 euro e quindi dall’investimento nella compagnia sta ancora contabilizzando minusvalenze. Ma è altrettanto chiaro che la strada del recupero è stata imboccata e che sulla piazza ci sarebbero stati pochi altri manager in grado, al pari di Greco, di catalizzare il consenso degli analisti, per di più così velocemente.

 

Il suo feeling con il mercato, del resto, lo aveva già dimostrato quando era a capo di Ras (gruppoAllianz) in Italia. Era il 2000, anni di illusioni finanziarie che avrebbero portato alla bolla di Internet, e le presentazioni di quel manager napoletano, classe 1959 e di scuola McKinsey, nonostante avessero poco a che fare con la new economy, erano molto seguite anche in campo internazionale.

Un’ottima relazione che è stata riscoperta in questi mesi e, man mano che Greco metteva a posto le pedine in Generali, il mercato premiava il titolo con un po’ di acquisti. Fino al rally del 9% ottenuto nel giorno della presentazione del bilancio 2012, il 14 marzo scorso. Di incognite e nodi da sciogliere ne restano ancora molti, a partire dal capitolo dismissioni, che comporterà la cessione di asset non più strategici per raccogliere liquidità per un totale di 4 miliardi entro il 2015, come ha annunciato Greco. Ma leGenerali che si riuniranno in assemblea a fine mese, a nove mesi dall’insediamento ufficiale del nuovo ceo, avvenuto il 1° agosto, hanno già cambiato decisamente volto. Non solo per la nuova squadra di manager chiamata direttamente dal nuovo amministratore delegato. Un tris che ha internazionalizzato il gruppo, con l’ingresso di Nikhlin Srinivasan come cio, arrivato da Allianz, Carsten Schildknecht, il coo che arriva da Deutsche Bank, e il cfo Alberto Minali, che aveva lavorato con Greco in Ras e in Eurizon per poi decidere di fondare una società tutta sua. Manager che nei meeting triestini parlano esclusivamente inglese, come avviene del resto nella riunione che ogni lunedì mattina raccoglie intorno a un tavolo i dieci uomini chiave di Generaliche compongono il group management committee. Un comitato voluto da Greco che definisce le strategie nazionali e internazionali del gruppo al quale partecipano, oltre ai tre nuovi entrati e a Greco, anche i responsabili di Generali in Germania e Francia.

In questi nove mesi le partite più importanti Greco se le è giocate in terra straniera. La prima, a settembre, è stata Midgal, la compagnia israeliana partecipata al 69,1% messa in vendita da tempo e che rischiava di rimanere impantanata per i cambiamenti che all’ultimo minuto avevano colpito la normativa del Paese. Greco è riuscito a trovare un compromesso per sbloccare la cessione. Con uno sconto sul prezzo di vendita da 835 a 705 milioni ma con in tasca la garanzia che se la dismissione fosse saltataGenerali avrebbe incassato una penale di 125 milioni. Alla fine la firma è arrivata e il mercato che di fronte alla notizia ha festeggiato facendo salire il titolo del 6%. Poi è stata la volta dell’Est Europa. Un riassetto non meno delicato, che anzi vedeva coinvolti 2,5 miliardi e soprattutto metteva Generali nel rischio di dover chiedere ai soci una ricapitalizzazione per esercitare l’opzione di acquisito da Petr Kellner del 49% diGenerali Ppf Holding (Gph), la holding cui fanno capo 18 compagnie nei Paesi dell’Europa Centrale e di cui il Leone controllava già il 51% restante. Anche in questo caso la mina è stata disinnescata; le Generali a marzo hanno comprato solo il 25% della holding staccando un assegno da 1,25 miliardi coperto con l’emissione di un bond subordinato da 1,25 miliardi lanciato due mesi prima. Mentre l’acquisto dell’ultimo 25% e l’esborso di altri 1,25 miliardi sono stati rimandati a fine 2014, quando le Generali avranno probabilmente chiuso anche gran parte delle operazioni di dismissione messe in agenda.

 

Intanto, mentre tutti guardavano a Bsi in Svizzera e alle attività riassicurative negli Stati Uniti, gli asset più importanti che le Generali hanno già messo da mesi sul mercato (ma su cui ancora non c’è alcuna firma), Greco qualche giorno fa ha fatto una mossa a sorpresa: ha messo sul mercato il 12% di Banca Generali e ha incassato 185 milioni. Il braccio finanziario della compagnia resta ancora saldamente nelle mani della Generali, che mantengono il 51,5% della banca, ma intanto il nuovo ceo si presenterà all’assemblea con un’altro voto a suo favore. Ha migliorato la gestione patrimoniale della compagnia e ha messo altri 185 milioni in cassa. L’assemblea rinnoverà anche il cda con una svolta nella governance: consiglieri passeranno da 19 a 11, di cui quattro donne. (riproduzione riservata)