di Roberta Castellarin e Paola Valentini

Per i manager della pubblica amministrazione c’è il tetto agli stipendi fissato per il 2012 in 300 mila euro. Per i vertici delle società quotate invece non esiste alcun limite ai compensi. Così a Piazza Affari le retribuzioni di amministratori delegati e presidenti esecutivi sfidano le leggi di gravità.

 

In media, in base alle relazioni sulla remunerazione pubblicate finora, le società quotate hanno speso il 12% in più per pagare i top manager rispetto al 2011. In alcuni casi grazie a buonuscite milionarie (nonostante la Commissione europea nel 2009 abbia raccomandato di limitare l’importo delle liquidazioni dei manager delle quotate), in altri grazie a stipendi fissi del tutto sganciati dai risultati aziendali. E se per il 2013 società come Enel hanno annunciato una stretta, lo scorso anno gli aumenti hanno superato i tagli. Nel 2012 il manager più pagato delle società quotate sulla borsa italiana è stato Giovanni Perissinotto. L’ex amministratore delegato e direttore generale delle Generali ha percepito 11,6 milioni grazie ai 10,6 milioni di indennità di fine rapporto.

Al secondo posto si piazza Giuseppe Norsa, amministratore delegato di Ferragamo, il cui compenso 2012 è di 9,3 milioni di euro, il triplo di quanto incassato nel 2011. Norsa, manager di lungo corso nel settore fashion, ha ottenuto un bonus di 8,59 milioni relativo a un piano di incentivazione adottato nel 2009 e che arriva a coprire il 2012. Il premio era legato alla rivalutazione delle azioni della griffe fiorentina e i titoli sono sui massimi storici a due anni dalla quotazione a Piazza Affari grazie a risultati in crescita. Segue Sergio Marchionne, che quest’anno ha visto quasi raddoppiare il compenso erogato daFiat, passato da 2,45 a 4,5 milioni. Per la carica di presidente di Fiat Industrial il manager ha percepito 2,8 milioni contro i 2,5 milioni del 2011. In totale quindi Marchionne ha ottenuto 7,3 milioni. Il manager può anche contare su un ricco piano di compensi in azioni.

 

Anche nel caso di Pietro Franco Tali, ex ad diSaipem, ci sono un bonus e una buonuscita a giustificare il terzo posto della classifica dei top manager d’oro. Tali, che si è dimesso da ad della controllata dell’Eni lo scorso 5 dicembre in seguito all’avvio delle indagini a suo carico per presunte tangenti versate dal gruppo in Algeria, ha percepito compensi per 6,95 milioni, di cui 3,81 come trattamento di fine rapporto e 2,28 milioni come bonus. Tra i manager più pagati c’è anche il presidente di Ferrari e consigliere di Fiat Luca Montezemolo con 5,5 milioni. Sul fronte della galassia Fininvest, l’ex ad e vicepresidente di Mondadori, Maurizio Costa, ha percepito compensi per 5,1 milioni, inclusi 2,86 milioni di bonus e altri incentivi (2 milioni dei quali relativi al triennio 2007-2009). L’anno precedente Costa aveva ottenuto 2,7 milioni, di cui 480 mila euro di bonus. A marzo 2013 Costa si è dimesso dalle cariche di ad e di vicepresidente, l’importo percepito nel 2012 quindi non comprende la buonuscita che incasserà per gli oltre 15 anni in Mondadori, che ha chiuso il bilancio 2012 con una perdita di 167 milioni e non darà alcuna cedola agli azionisti. Mentre l’ex direttore generale di Fondiaria Sai, Piergiorgio Peluso, che ha lasciato la società il 24 settembre scorso, ha avuto oltre 5 milioni di euro, compresa una buonuscita di 3,8 milioni. (riproduzione riservata)