Pagina a cura di Claudio Plazzotta  

In due anni il gruppo Rcs ha accumulato una perdita monstre di quasi 1 miliardo di euro. Il rosso del 2011 è stato di 322 milioni di euro, quello del 2012 di 509 milioni di euro. E tra qualche giorno sarà noto anche l’importo (comunque notevole) delle perdite del primo trimestre 2013, in modo da avere ben chiaro come procedere per l’aumento di capitale necessario a coprire lo sbilancio.

Di sicuro il 91% dell’aumento di capitale è comunque garantito, sia dai componenti del patto di sindacato sia dalle banche. La prima tranche di aumento, da 400 milioni di euro, partirà in giugno per terminare entro il 20 luglio. La seconda tranche, fino a un massimo di ulteriori 200 milioni, dovrà completarsi entro il 2015.

Se da un punto finanziario ci sono già impegni concreti per tappare le falle aperte dalle svalutazioni e dal costo del debito, un po’ più vago, invece, il piano industriale per trasformare Rcs in un gruppo editoriale digitale di respiro internazionale.

L’amministratore delegato Pietro Scott Jovane intende ricavare almeno 250 milioni di euro (di qui al 2015) dalle vendite di attività non core. Non è tuttavia entrato nei dettagli: si è parlato della cessione dell’immobile milanese di via San Marco («il real estate è un settore in difficoltà. L’immobile di San Marco è molto attraente, stiamo analizzando le manifestazioni di interesse di alcuni potenziali compratori»), e di Dada, «per cui è stata aperta una data room, ci sono tre-quattro soggetti che stanno valutando la cosa, entro maggio si dovrebbe chiudere l’intesa». Nulla si è detto, per esempio, della cessione dei 10 periodici di Rcs (vedere altro articolo).

Ci sono, tuttavia, 160 milioni di euro da investire nel triennio, di cui il 72% saranno dedicati all’area digitale. In particolare, l’a.d. Jovane non esclude espansioni geografiche in America latina, partnership (per esempio con le piattaforme di Google e Facebook) e l’avvio di sinergie con altri soggetti nei settori della pubblicità, della logistica, della distribuzione e della stampa.

«Dobbiamo sviluppare l’equivalente digitale dei collaterali», spiega Jovane, «e penso a corsi di lingua, di cucina, a film. I nostri siti di news non avranno più solo news in tempo reale, ma pure contenuti verticali e premium che assicurino una navigazione più profonda. Il lay out dei siti verrà cambiato proprio per venire incontro a queste nuove esigenze. E tanto reddito ci arriverà dai video, dai social, dal crm, dal business to business».

Ovvio che i piani di Jovane si devono confrontare con una situazione italiana che nel 2013 si prospetta grigia, anche per il paragone con il primo trimestre del 2012 che, invece, era andato piuttosto bene. «La seconda parte del 2013, comunque, sarà migliore», confida l’a.d.

Agli investimenti, quindi, faranno da contraltare i tagli. Sono previste riduzioni di costi per 145 milioni di euro nel triennio 2013-2015, che puntano a creare una organizzazione del lavoro più agile (efficienze sui costi del personale previste in 80 milioni di euro nel solo 2013).

Secondo le stime dei vertici di via Rizzoli, il mercato pubblicitario italiano tradizionale calerà dell’8% all’anno fino al 2015, mentre la pubblicità digitale crescerà a ritmi annui dell’11%. Il comparto libri avrà cali del 5% annuo nel segmento tradizionale, e incrementi vorticosi del 150% all’anno in quello digitale. Insomma, reimpostando tutta la casa editrice si arriverà a un fatturato 2015 attorno a 1,5 mld di euro (era 1,513 mld nel 2012), con un ebitda di 150 mln (49 mln nel 2012). Il fatturato da attività digitali, nel 2015, salirà a 310 milioni di euro, ovvero il 21% del totale, contro l’attuale 9%, mentre quello da attività tradizionali scenderà, nel triennio, di 180 milioni, a 1.190 mld nel 2015.

Come spesso accade, i piani sono bellissimi e i conti, sulla carta, tornano sempre. Si tratterà di vedere come i nuovi equilibri del patto di sindacato che governa Rcs sapranno digerire tutto ciò. Ci sarà la diluizione di alcune partecipazioni, la probabile crescita del peso di Fiat e Intesa San Paolo, e la reazione di Diego Della Valle, a cui le ultime decisioni del cda di Rcs non sono piaciute per niente. Ieri, intanto, il titolo ha chiuso in Borsa in calo del 3,36%.

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