Riportiamo in allegato l’intervento del presidente UEA Filippo Gariglio sull’RCA.

 

Il problema dell’Rc auto continua ad essere un problema-Paese e mai come oggi, in politica come nel mondo assicurativo, è arrivato il momento di risolvere alla radice questioni che ci portiamo dietro da decenni. É finito il tempo degli alibi, dobbiamo avere il coraggio di dire che, se risolviamo il problema dell’Rc auto in Italia, risolviamo uno dei primari problemi dell’Italia, perché non c’è specchio più fedele e realistico della nostra società. 
Il prossimo maggio, Uea compirà 40 anni, quattro decadi in cui il tema dell’Rc auto è stato ripetutamente affrontato per quello che è, ovvero un problema sociale che coinvolge milioni di cittadini. Nell’ultimo convegno organizzato il 22 marzo 2013, non a caso a Napoli, abbiamo avanzato proposte concrete, frutto di riflessioni approfondite e supportate dalla disamina di esperti del mondo accademico. É alla “politica” che in primo luogo ci siamo rivolti ed è a tutti gli esponenti del mondo assicurativo che intendiamo ribadire il nostro pensiero allo scopo di suscitare un dibattito scevro da proposizioni demagogiche, improbabili soluzioni taumaturgiche e abusati luoghi comuni. 

Quando si parla di tariffe “care” è importante ricordare la differenza tra il concetto di prezzo e quello di valore. Una maglia di cachemire non potrà confrontarsi con il prezzo di una maglia di lana eppure sempre di maglie si tratta. 
Non è possibile istituire confronti o elaborare studi comparati sulle tariffe europee senza tener conto dei differenti sistemi di risarcimenti e più in generale dell’impianto normativo, della rete infrastrutturale e delle abitudini di guida dei diversi paesi. Potrebbe trattarsi di correlazioni spurie tra causa ed effetto con nessuna valenza statistica, disciplina fondamentale per la materia assicurativa.
Parte del ceto politico ha sostenuto negli ultimi anni che l’aumento della concorrenza e della mobilità degli assicurati fosse condizione indispensabile per ottenere un abbattimento delle tariffe per i consumatori. Ora, queste potrebbero essere condizioni necessarie, ma di certo non sufficienti. A Londra, pur in una condizione di grande mobilità degli assicurati (il 40% cambia Compagnia ogni anno) e di concorrenza quasi perfetta, a cui possiamo aggiungere il diffuso uso del web per l’acquisto delle polizze, il costo delle coperture, in particolare per i giovani, rimane decisamente elevato.
Quando si evidenzia l’aumento delle tariffe negli anni, anche confrontandole con l’inflazione,
si omette di menzionare la pletora di interventi legislativi e fattispecie giurisprudenziali occorse in questi anni, dall’estensione al novero dei terzi ai famigliari trasportati sino alla portabilità familiare delle classi di merito, che hanno inciso notevolmente sul sistema dei risarcimenti e sul sistema bonus/malus.

La “scatola nera” individuata come elemento taumaturgico premiante per gli assicurati virtuosi permetterà a questi ultimi di pagare premi inferiori riducendo il contributo alla mutualità, concetto cardine del sistema assicurativo, e ponendo problemi di equilibrio all’intero comparto Rc auto delle Compagnie italiane rispetto al rapporto sinistri/premi. La soluzione, palliativa, potrebbe funzionare se tutte le autovetture, almeno quelle di nuova immatricolazione, montassero per legge tale dispositivo, altrimenti gli altri automobilisti, sprovvisti della suddetta apparecchiatura, si troverebbero a subire ulteriori aumenti, con la conseguenza di andare ad incrementare il numero delle autovetture prive di copertura per “stato di necessità”.
Ed a coloro che, a tal proposito, ipotizzano la creazione di una bad company, che richiama alla mente l’esperienza di “Sofigea” degli anni 70, chiedo: chi dovrebbe gestirla e chi ne sosterrebbe i costi dovuti ai sicuri disavanzi di bilancio? Non di certo lo Stato, cioè i cittadini, tramite la già insostenibile fiscalità generale, ma nemmeno il sistema assicurativo già soggetto a numerosi gravami erariali. Su quest’ultimo punto, proprio nel convegno Uea di Napoli si è evidenziato come i tributi erariali, i più alti d’Europa, incidano sulle polizze auto per quasi il 30% del premio, configurando situazioni di estremo disagio soprattutto nelle aree dove il trasporto pubblico è più carente e la macchina diventa “un bene di prima necessità” indispensabile per vivere e lavorare. Lo Stato potrebbe intervenire “plaffonando” i tributi erariali sui contratti Rc auto ad un importo massimo individuato sulla base di tariffe medie nazionali, alleggerendo la pressione contributiva proprio in quelle aree del paese che più sono disagiate, e non solo per il caro auto. La prospettata abolizione delle Provincie, infine, potrebbe restituire ai tartassati automobilisti italiani l’ultimo balzello del federalismo fiscale, sino al 3,5% sui premi, avvicinando la tassazione sui contratti assicurativi alla media europea. 
Anche l’idea di una tariffa unica nazionale, a Cuneo come a Napoli, stabilita unicamente in funzione della classe di merito bonus/malus, pone un problema di mutualità che deve avere sì una componente nazionale, ma che è indispensabile definire principalmente per aree territoriali, omogenee per traffico e per condizioni socio- ambientali. Solo così, in un momento in cui la solidarietà è pressata dalla crisi, si può sperare di coagulare il necessario consenso intorno a tariffe gravate da contributi di mutualità.

Questa crisi, che è prima di tutto una crisi di fiducia nei confronti del prossimo e del futuro, impone la fine della stagione degli alibi e chiama tutti ad un “cambio di passo”: Organi di Vigilanza, Compagnie, intermediari, assicurati, lo Stato e la magistratura. Il Paese deve decidere che sistema di tutele e tariffe Rc auto vuole avere, senza infingimenti. Gli Italiani sono disposti a pagare costi più alti per le polizze a fronte di risarcimenti più generosi per gli sfortunati danneggiati, in particolare per i danni alla persona? Oppure, posta l’implementazione della lotta alle truffe e alle frodi, preferiscono minori tutele risarcitorie a fronte di ridotti premi di polizza?
Infine, in merito al fenomeno da più parti invocato della disintermediazione, permettetemi di sottolineare che il contratto di assicurazione è un servizio, non è una commodity e richiede necessariamente la consulenza di un intermediario professionale. Questo perché, se è forse possibile standardizzare un contratto – come prevede anche la Legge 221/2012 – più complicato standardizzare i sinistri e la loro gestione. 

Il problema è complesso e richiede soluzioni meditate. Richiede onestà, serietà, trasparenza. Principi che stanno alla base della fondazione di Uea e che ci apprestiamo a ribadire e celebrare il 24 ed il 25 maggio con due importanti eventi, a Milano, in occasione del nostro quarantesimo anniversario. Il convegno del 24 sarà diviso in due sessioni: una mattutina, dedicata all’approfondimento del ruolo sociale degli intermediari assicurativi e alla rilevanza del loro contributo per la crescita del Paese; e una pomeridiana incentrata sulle possibili soluzioni assicurative volte a salvaguardare il sistema Paese, le persone e le imprese di fronte agli eventi catastrofali. Il 25 l’assemblea dei soci intitolata significativamente “Il futuro del Socio Uea alla luce dei cambiamenti che interessano l’intermediazione assicurativa. La valenza culturale” sarà un’ulteriore, importante, occasione di confronto.

Spero di aver chiarito, attraverso le mie parole, il pensiero dell’Associazione e di poter contribuire ad alimentare il dibattito sui nuovi assetti ed equilibri del sistema assicurativo
italiano. Un sistema che ha bisogno di etica, di mutualità e di cultura. Un sistema che ha bisogno, anche, del contributo scientifico di Uea.