di Roberto Maviglia

Appare quanto mai lodevole l’iniziativa promossa recentemente dalla Consob per accrescere le capacità di difesa del mercato rispetto a scorrettezze e frodi finanziarie. Il programma, presentato alle associazioni dei consumatori riunite nel Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti lo scorso 11 aprile, poggia su tre capisaldi: l’ottimizzazione dei sistemi di conciliazione e arbitrato, la sensibilizzazione degli investitori e un più efficace utilizzo degli esposti alla Commissione sulle irregolarità poste in essere dagli operatori.

In particolare, se il primo obiettivo è in relazione all’esigenza di potenziare le procedure alternative di risoluzione delle controversie tra intermediari e clienti, gli altri due sono definiti piuttosto in funzione preventiva e risultano di importanza fondamentale nell’azione di contrasto delle istituzioni non solo contro le scorrettezze meno gravi ma anche contro le degenerazioni più clamorose e pericolose del mercato. In concreto, la finalità che si intende perseguire con il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori, incrementando la preparazione degli investitori e rendendo più efficiente da parte della Consob la gestione degli esposti contro le irregolarità, è quella di favorire anche e soprattutto l’emersione di quelle attività di raccolta del risparmio in vario modo abusive, che non si scoprono facilmente in quanto a volte poste in essere da soggetti non abilitati o comunque secondo modalità che restano del tutto al di fuori dalle regole vigenti e quindi non entrano mai nel cono di luce dell’Autorità di sorveglianza.

 

Certamente, dunque, l’iniziativa della Consob potrebbe rafforzare la vigilanza su quegli illeciti che, nonostante gli interventi legislativi a tutela del pubblico risparmio succedutisi negli ultimi anni, continuano e continueranno inevitabilmente a manifestarsi. Patologie che prescindono dalla qualità delle norme perché appunto generate fuori da ogni regola.

 

In quest’ottica, programmi di sensibilizzazione del pubblico e sistemi di segnalazione alle autorità sono complementari. Se è vero, infatti, che solo una maggiore cultura sul funzionamento dei mercati e sui propri diritti può favorire un più diffuso riconoscimento dell’illecito da parte degli investitori e, quindi, ottimizzare un flusso crescente di segnalazioni di irregolarità provenienti dal mercato, per altro verso non sempre le autorità, in assenza di segnalazioni da parte dei soggetti interessati, possono avere contezza di ciò che accade sul territorio o nel mondo virtuale, laddove si tratti di attività svolte da soggetti mai censiti o di pratiche comunque non rilevabili dall’alto nella loro interezza.

 

L’Autorità di vigilanza, così come altre istituzioni preposte al contrasto delle illegalità, possono certamente attivarsi autonomamente se un fenomeno abusivo emerge in qualche modo, vuoi documentalmente o per evidenti campagne pubblicitarie, vuoi nel corso di ispezioni. Diversi casi, anche recenti, di risparmio tradito dimostrano, tuttavia, come pratiche abusive possano rimanere nell’ombra anche a lungo, se non ricorrono segnali percepibili dall’esterno.

Proprio in tali ipotesi può essere essenziale che anche gli investitori dispongano, quanto più possibile, della capacità di riconoscere possibili irregolarità, così da poter all’occorrenza attivare le autorità competenti. In buona sostanza, coerentemente con la funzione di «occhi della Consob», riconosciuta da Gustavo Minervini con icastica espressione alle società di revisione, in un sistema in cui tutto è divenuto più sfuggente, data la molteplicità dei rivoli del mondo globale e di quello virtuale, è bene che, accanto agli altri possibili strumenti informativi, cresca sempre più una funzione di «occhi della Consob» diffusa presso gli stessi investitori. (riproduzione riservata)