Sulla drammatica situazione economica e sociale dell’Italia grava una minaccia fino a oggi sottovalutata: “Il vero rischio del sistema produttivo si chiama sottoassicurazione”, afferma il Presidente di AIBA (Associazione Italiana dei Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni), Francesco G. Paparella, lanciando il suo allarme nel corso del convegno “Le nuove frontiere dell’assicurazione: il broker a tutela di persone e aziende” che si svolge oggi a Roma. “Meno del 20% delle aziende italiane, contro l’80% delle imprese tedesche – ha sottolineato Paparella – ha una polizza Danni Indiretti che protegge dalle perdite economiche conseguenti a un fermo di produzione. Le aziende che hanno in essere una copertura Rc Inquinamento sono soltanto 4 mila su un potenziale di 3 milioni. I professionisti che hanno sottoscritto una polizza Rc Professionale sono un’esigua minoranza. E anche Il numero di abitazioni assicurate contro i danni delle catastrofi naturali è assolutamente marginale”.

Le chiusure e i drastici cali di fatturato delle aziende, l’aumento della disoccupazione, i tagli della spesa pubblica e la ridotta capacità di risparmio delle famiglie hanno notevolmente aumentato il senso di incertezza degli italiani. “Siamo in una situazione di emergenza. La lunga durata della fase di

recessione – osserva Paparella – ha ormai intaccato il patrimonio delle imprese e delle famiglie italiane e reso tutti più fragili di fronte alle conseguenze provocate da un evento dannoso. È vero, mancano le risorse, ma proprio nelle difficoltà la tutela assicurativa diventa indispensabile per la sostenibilità del sistema produttivo e la tranquillità familiare. E il broker assicurativo diventa una figura chiave: se nel passato era identificato come l’interlocutore delle grandi aziende, oggi è riconosciuto anche come partner privilegiato delle piccole e medie imprese e dei professionisti”.

Un programma assicurativo adeguato produce indubbi benefici: le imprese meglio tutelate possono essere facilitate nell’accesso al credito. Una buona copertura assicurativa riduce infatti la probabilità che l’impresa diventi insolvente a fronte di un evento dannoso, favorisce il miglioramento del rating (la sua valutazione come debitore) e determina l’ottenimento di tassi meno onerosi.

Uno studio realizzato dal Comitato Europeo Assicuratori (ora Insurance Europe) ha evidenziato che il danno indiretto è mediamente superiore di 2,5 volte al danno diretto. Tuttavia, il programma assicurativo della grande maggioranza delle aziende italiane non prevede il trasferimento del rischio Danni Indiretti, cioè la copertura delle conseguenze di un danno materiale che si manifestano producendo effetti dannosi “indiretti” legati all’evento. Ciò significa che le aziende non sono protette dalle perdite economiche conseguenti a una totale o parziale interruzione della produzione.

Secondo una recente ricerca, il 40% delle imprese che in conseguenza di un sinistro rimangono inattive per più di 3 mesi falliscono entro i 2 anni dalla ripresa dell’attività non riuscendo a compensare il dissesto finanziario. Dotarsi di una copertura assicurativa da danni indiretti, che garantisce il ripristino delle condizioni economiche e finanziarie dell’azienda, può rappresentare quindi un vero salvagente contro la crisi.

Si calcola che meno del 20% delle imprese italiane sia assicurata contro i Danni Indiretti, a fronte dell’80% delle aziende tedesche. E nell’ultimo decennio la percentuale non è cambiata.

L’Italia è il paese europeo maggiormente esposto agli eventi catastrofali quali terremoti, alluvioni e inondazioni: l’82% dei Comuni italiani è a rischio dissesto idrogeologico, con 6 milioni di persone che vivono in zone considerate ad alto rischio e 22 milioni che risiedono in aree a rischio medio; il 6,1% del territorio è esposto a frane e smottamenti, il 67% dei Comuni si trova in zona sismica.

Nonostante ciò, a differenza di altri paesi sviluppati, l’Italia non si è mai dotata di un sistema assicurativo diffuso.

“L’ importanza della copertura assicurativa per il settore industriale, ma anche per le civili abitazioni – evidenzia Paparella – rappresenta una scelta previdenziale e di ragionevolezza che ancora sfugge agli italiani. Gli interventi normativi sulla materia hanno sempre avuto un iter complicato e tortuoso, senza raggiungere l’obiettivo di un obbligo di legge. Ma se si prendesse consapevolezza del rischio di mancato risarcimento da parte dello Stato, sempre più spesso incapace di affrontare le emergenze economiche, apparirebbe in tutta la sua evidenza l’esigenza di protezione da eventi che possono significare la perdita parziale o totale di proprietà fondamentali”.

In materia di inquinamento la media e piccola industria italiana è esposta a una regolamentazione complicata che necessita di una corretta analisi e gestione del rischio. La disciplina normativa sancisce il principio “chi inquina paga”, chiamando i responsabili dei danni provocati a risarcire le spese sostenute per interventi di bonifica, messa in sicurezza e ripristino delle matrici ambientali che possono assumere valori economici molto ingenti. Pur essendo molto interessato all’argomento, il sistema produttivo italiano non effettua però una corretta valutazione dei rischi potenziali e tende a trascurare la copertura assicurativa contro il rischio ambientale: oltre il 90% delle aziende o non ha alcuna copertura oppure ha una polizza RCG (Responsabilità Civile Generale) con estensione inquinamento “accidentale”, mentre solo 4.000 imprese hanno una polizza specifica per danni da inquinamento.

In questo scenario il broker si presenta come un consulente idoneo per definire le aree di rischio e individuare i processi aziendali che possono condurre a una loro eliminazione o mitigazione.

Dopo un anno di proroga, dal 13 agosto scatterà l’obbligo assicurativo per numerosi professionisti e la caccia alla polizza è appena incominciata.

Finora la nuova normativa è stata letta come un ulteriore obbligo per alcune categorie professionali e difficilmente sono stati evidenziati due aspetti: il primo riguarda la tutela economica del professionista e il secondo la tutela dei clienti che rivolgendosi a professionisti assicurati hanno maggiori garanzie.

I professionisti soggetti all’obbligo sono circa 2 milioni, ma il bacino potenziale è molto più ampio. Sono numerose le attività senza obbligo di iscrizione a un Ordine professionale ma con analoghe esigenze assicurative: si contano 3,5 milioni di professionisti impiegati in più di 200 attività. Si va dalle cosiddette attività tradizionali quali amministratori di condominio, tributaristi, consulenti di investimento, traduttori e interpreti, educatori, alle attività più innovative: pubblicitari, grafici, consulenti informatici, consulenti aziendali.

Attualmente l’offerta assicurativa anche per i professionisti soggetti all’obbligo non ha sempre le stesse caratteristiche e non tutte le professioni trovano soluzioni. Ad esempio nell’area Economico Giuridica, la maggior parte degli operatori propone soluzioni per avvocati e commercialisti ma non tutti assicurano i periti commerciali e sono ancora meno quelli che offrono soluzioni assicurative per i consulenti in proprietà industriale (brevetti e marchi).

Per quanto riguarda le professioni Tecniche, la scelta di coperture per ingegneri, architetti e geometri è varia; diventa però meno vasta per periti industriali e agrari, chimici, agronomi e agrotecnici, spedizionieri doganali e attuari.

E’ ancora più difficile trovare una copertura assicurativa per molte delle attività non soggette ad una regolamentazione pubblicistica: ad esempio sono poche le Compagnie che prevedono soluzioni assicurative per interpreti e traduttori, agenti immobiliari, consulenti informatici e aziendali.

Accanto all’offerta delle compagnie generaliste è presente quella delle compagnie specializzate, soprattutto di matrice anglosassone, ma iniziano a essere presenti sul mercato anche le offerte delle Poste e di alcune banche.

In alternativa alla polizza individuale, il professionista può spesso scegliere di aderire a una convenzione stipulata con gli Ordini di rappresentanza delle categorie professionali a livello nazionale o a livello locale. Le coperture assicurative offerte dalle convenzioni sono molto differenziate fra loro: alcuni Ordini professionali hanno scelto di offrire coperture essenziali e quindi mirare al maggior numero possibile di adesioni con la possibilità di integrare individualmente la copertura assicurativa, altri ordini hanno scelto soluzioni più complete. È importante che ciascun assicurato verifichi l’adeguatezza della soluzione rispetto alle sue caratteristiche professionali.

Si tratta di una valutazione non semplice senza l’aiuto di un esperto, perché gli elementi da tenere in considerazione sono molteplici e non tutti di immediata comprensione.