di Anna Messia

Quando meno te lo aspetti, proprio quando le disponibilità economiche delle famiglie si assottigliano inesorabilmente sotto i colpi della crisi, ecco che il risparmio gestito mette a segno nuovi massimi storici. Per la prima volta, alla fine di marzo, è stato raggiunto un patrimonio in gestione di 1.225 miliardi di euro, che corrisponde addirittura all’80% del pil italiano, e che rappresenta il 30% del risparmio presente nei portafogli degli italiani.

Dopo anni di pesanti deflussi, i fondi e il risparmio gestito in generale tornano quindi ad attrarre gli italiani, tanto che il primo trimestre dell’anno si è chiuso con un bilancio positivo per 19 miliardi, cifra più alta della raccolta netta dell’intero 2012, che si era fermata a 12 miliardi.

Insomma, a quasi 40 anni dalla nascita dei fondi comuni, e dopo aver attraversato periodi decisamente bui (come dimenticare il deflusso di 52 miliardi visto nel 2008) l’industria del risparmio gestito sta vivendo una seconda giovinezza. Come spiegare il fenomeno, e quanto potrebbe durare?

 

Prima di tutto c’è da dire che a trainare la raccolta del risparmio gestito sono soprattutto le reti di promotori finanziari, come Azimut o Banca Generali. «Sono queste in particolare a tirare la volata al risparmio gestito», sostiene Massimo Arrighi, partner di At Kearney, «società che stanno beneficiando della diffidenza che i risparmiatori mostrano nei confronti del sistema bancario».

 

E non c’è solo questo. Il risparmio gestito sta indubbiamente beneficando dell’andamento positivo mostrato nell’ultimo anno dai mercati azionari e obbligazionari. «L’asset management è senza dubbio un’attività ciclica, che risente dell’andamento del mercato finanziario più che di quello economico», commenta Paolo Gualtieri, ordinario di Economia dei mercati e degli intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano. «Ci sono prodotti che, beneficiando dell’andamento dei titoli di Stato negli ultimi 12 mesi, hanno guadagnato il 20%», e ovviamente i risparmiatori sono attratti da questi rendimenti anche se, come sempre, il rischio è quello di «investire i propri risparmi con lo specchietto retrovisore», aggiunge Arrighi, alludendo al pericolo insito nel basarsi sulle performance passate, che non sono affatto garanzia di risultati analoghi nel futuro. In ogni caso, dopo le manovre delle banche centrali nel mercato c’è molta liquidità, che potrebbe far salire le borse ancora per un po’ di tempo anche se, aggiunge Gualtieri «questo potrebbe ampliare lo scostamento tra economia reale ed economia finanziaria». Che può essere il preludio di una nuova bolla finanziaria. Insomma, l’andamento positivo di azioni e bond ha fatto risorgere un’industria in evidente difficoltà, ma appare altrettanto chiaro che il trend di raccolta dei fondi è legato a filo doppio alle performance dei mercati. In piccola parte tali afflussi potrebbero anche provenire da risparmiatori che, impauriti dallo spettro di un prelievo forzoso dai conti correnti dopo l’esplodere del caso Cipro, hanno deciso di dirottare i risparmi sui fondi, considerati più al sicuro della liquidità in banca. Mentre, a sentire i protagonisti del settore, ben poco proviene da disinvestimenti nel settore immobiliare, dove le compravendite sembrano bloccate. Secondo quanto emerge dall’ultimo osservatorio sui risparmi delle famiglie di Gfk Eurisko Prometeia 2013, in questo periodo le famiglie cercano sempre più soluzioni semplici e comprensibili. Proprio questo spiega il ritorno alle origini che premia i fondi comuni. Non a caso questi ultimi più di 30 anni fa erano stati la prima forma di risparmio per gli italiani, accanto al fai-da-te sui titoli di Stato. Insomma, vecchi amici ritrovati.

 

A far risorgere i fondi oltre ai risparmiatori retail sono stati però anche gli investitori istituzionali. Analizzando i dati di raccolta del primo trimestre delle singole società di gestione emerge per esempio che, soprattutto per i grandi gruppi bancari, buona parte della raccolta arriva proprio dalle gestioni per clienti istituzionali. Nel caso del gruppoIntesa Sanpaolo, per esempio, emerge che dei 3,2 miliardi raccolti da Eurizon capital nel primo trimestre, più di un terzo arriva dalle istituzioni. Fenomeno che si ripete anche per il gruppo Generali e per Poste Italiane. Nel primo caso quasi 2 dei 2,3 miliardi di euro di nuovi flussi registrati dal gruppo assicurativo vengono da istituzionali, e anche per il gruppo guidato da Massimo Sarmi gli istituzionali hanno rappresentato 2 miliardi dei 2,2 complessivi. Un trend, anche questo, che si spiega con logiche prettamente finanziarie. Finora i gruppi bancari, in carenza di liquidità e alle prese con i problemi di raccolta, preferivano tenere i risparmi degli istituzionali in conti correnti o magari in depositi a fermo, pagando anche alti tassi d’interesse. Un’esigenza che è venuta meno dopo le immissioni di liquidità da parte della Bce e ora queste risorse stanno in parte affluendo nel più remunerativo risparmio gestito (anche se i margini di profitto per le società di gestione in questo caso sono molto più bassi rispetto ai prodotti offerti al retail). In ogni caso anche questi flussi, benché offrano commissioni più magre, stanno consentendo all’industria del risparmio di ritoccare i record.

Analizzando infine la tipologia di raccolta emerge che a catalizzare l’interesse dei risparmiatori retail in questi ultimi mesi sono stati soprattutto i fondi flessibili (che lasciano al gestore la libertà di spostarsi tra azioni e bond) e gli obbligazionari. Tra questi ultimi hanno registrato un gran successo di raccolta i fondi a cedola, che offrono ai sottoscrittori un dividendo costante, quasi fossero obbligazioni con cedola. «Prodotti che possono essere molto utili per le esigenze finanziarie delle famiglie», conclude Gualtieri, «perché grazie alla cedola possono finanziare le spese correnti allo stesso tempo mantenendo o accrescendo il capitale investito». Purché il risparmiatore sia consapevole che si tratta sempre di fondi comuni, i quali non offrono alcuna garanzia di restituzione del capitale investito. (riproduzione riservata)