di Debora Alberici  

Il consulente fiscale che restituisce fuori tempo massimo la documentazione al cliente per impugnare l’atto impositivo è tenuto al risarcimento del danno.

È quanto emerge dalla sentenza n. 8508 depositata dalla Corte di cassazione l’8 aprile 2013.

La vicenda riguarda un ragioniere che aveva ricevuto mandato da un cliente per l’assistenza fiscale. L’uomo gli aveva consegnato tutta la documentazione in suo possesso. Ma il fisco aveva spiccato un accertamento sintetico sulla base dei coefficienti presuntivi di reddito.

Il ragioniere non aveva titolo per assistere il cliente di fronte alla commissione tributaria provinciale. Né lo aveva indirizzato presso un collega. Di più: aveva consegnato in ritardo i documenti facendo scadere inutilmente i termini per l’azione giudiziaria.

A questo punto il cliente, dopo essersi visto costretto a saldare il debito fiscale, ha fatto causa al ragionieri chiedendo il risarcimento di tutti i danni e ha vinto.

In particolare, il tribunale di Alba, sezione distaccata di Bra, con sentenza del 22 gennaio 2002 riteneva che il professionista avesse accettato l’incarico di curare gli interessi fiscali del contribuente e che fosse venuto meno all’obbligazione così assunta non esaminando la documentazione consegnatagli, non indirizzando il cliente verso un professionista abilitato all’assistenza davanti alle commissioni tributarie, non mettendogli a disposizione la documentazione contabile in suo possesso. I giudici ritenevano raggiunta presuntivamente la prova della restituzione della documentazione quando era ormai scaduto o prossimo alla scadenza il termine per la proposizione del ricorso alla commissione tributaria, ma che non era ravvisabile un nesso causale tra la mancata proposizione del ricorso alla commissione tributaria e il danno lamentato perché comunque anche un eventuale ricorso alla commissione tributaria non avrebbe avuto la possibilità di essere accolto. Quest’ultimo punto è stato ribaltato dalla Corte d’Appello che ha invece ravvisato il nesso causale rendendo riconoscendo così il danno. La Corte di cassazione ha quindi confermato e reso definitivo il verdetto. Anche la Procura generale della Suprema corte ha chiesto la conferma del verdetto di merito.