di Andrea Montanari

In Carige tutto è stato predisposto per il rafforzamento patrimoniale da 800 milioni. Ed è previsto al momento che una parte, seppure minima, dell’operazione possa avvenire anche tramite l’aumento di capitale.

L’ufficializzazione dell’operazione è arrivata ieri dall’assemblea straordinaria della banca ligure e ha avuto la benedizione del presidente della Fondazione Flavio Repetto. Ma ieri, proprio tra le pieghe dell’assise che ha avuto momento di tensione con lo stesso Repetto scontratosi duramente il socio Luigi Barile, è emerso che il rafforzamento patrimoniale, richiesto anche da Bankitalia, potrebbe avvenire senza chiedere capitali al mercato e in primis alla stessa Fondazione, che nonostante i conti in ordine quest’anno dovrà rinunciare al dividendo. Nei corridoi della Fondazione, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la tesi del rafforzamento patrimoniale senza ricapitalizzazione sta prendendo corpo. L’opzione sarebbe resa possibile dall’interesse riscontrato sul mercato nei confronti delle compagnie assicurative, la Danni e la Vita Nuova, messe in vendita dall’istituto presieduto da Giovanni Berneschi. «Confidiamo di arrivare alla cifra richiesta (800 milioni, ndr) vendendo le controllate, per le quali dovremmo ottenere cash in abbondanza non tanto sul mercato italiano, che è saturo, quanto all’estero», ha dichiarato il banchiere. Ufficialmente la data room (gestita dagli advisor Mediobanca e Leonardo&Co) «si aprirà a fine maggio», ha fatto sapere il dg di Carige Ennio La Monica. A studiare il dossier sarebbero in particolare le straniere Axa e Munich Re. Oltre a questi asset sono sul mercato la sgr, che interessa molti operatori del settore, e la partecipazione nell’Autostrada dei Fiori, che potrebbe essere rilevata dal gruppo Gavio, socio di maggioranza. Con il rafforzamento da 800 milioni previsto la banca raggiungerà un coefficiente patrimoniale del 9,6%, in linea con gli standard di Basilea3 per le banche d’interesse europeo. Carige, che l’anno scorso ha perso 63,2 milioni a livello consolidato mentre la capogruppo ha registrato un utile di 185 milioni, deve accelerare i tempi per le dismissioni. «Il solo aumento avrebbe distrutto il titolo», ha dichiarato il presidente Berneschi in assemblea, «avrebbe dato un’altra bastonata spaventosa alla nostra quotazione perché avremmo dovuto farlo con uno sconto forse fino al 50%». Ecco allora che l’eventualità del rafforzamento senza passare dal mercato è la soluzione che a Genova tutti auspicano. (riproduzione riservata)