GIOVANNI PONS

È corsa contro il tempo per trovare la quadra dell’operazione FonsaiUnipol. I concambi calcolati dagli advisor delle due società sono assai distanti e dunque bisogna mediare e arrivare alla soluzione prima che la magistratura compia altri passi determinanti. Come quello, ventilato, di accertamenti sulle società lussemburghesi dei figli Ligresti, Giulia, Jonella, Paolo, che puzzano di esterovestizione lontano un miglio. Se così fosse praticamente il 70% della Premafin non sarebbe in grado di votare all’assemblea che dare il via libera all’aumento di capitale riservato a Unipol. Ma soprattutto non sarà neanche facile a questo punto stringere i cordoni sul consorzio di garanzia. Le banche interessate a parteciparvi devono ancora ricevere le risultanze della verifica chiesta a Price Waterhouse sull’appostazione delle riserve delle società interessate alla fusione. E poi, anche nel caso di accordo sui concambi, le banche dovranno convincere gli investitori italiani ed esteri a sottoscrivere due aumenti da 1,1 miliardi ciascuno con la spada di Damocle degli sviluppi delle inchieste della magistratura. Va bene che il prezzo di ingresso sarà attraente, ma è anche vero che Cimbri non ha impressionato la platea degli analisti finanziari durante la presentazione del suo piano di integrazione. La strada per arrivare alla Grande Unipol è ancora lunga.