di Andrea Di Biase

Oggi è il giorno della verità per l’operazione di integrazione tra Unipol e Fondiaria-Sai. Nel primo pomeriggio si riunirà il consiglio di amministrazione della compagnia presieduta da Jonella Ligresti per deliberare in merito alle linee guida del progetto di fusione proposte dal gruppo bolognese e già approvate, almeno in parte, dal cda di Premafin di lunedì 16. In quell’occasione il board della holding presieduta da Giulia Ligresti aveva dato il via libera all’aumento di capitale da 400 milioni riservato a Unipol fissando il prezzo di emissione delle nuove azioni in 0,195 euro, ma si era tuttavia riservata la possibilità di rivedere le condizioni dell’aumento, compreso il valore dei titoli di nuova emissione e l’eventuale destinatario, nel caso la compagnia guidata da Carlo Cimbri decidesse di sfilarsi a fronte del mancato avveramento di una delle condizioni sospensive. Tra queste c’è anche l’ok di Fon- Sai e Milano Assicurazioni al progetto di integrazione; e siccome finora i cda di queste due società non si sono ancora pronunciati l’incertezza sul buon esito dell’operazione è rimasta altissima. Le ultime indiscrezione riferiscono di un ok all’operazione UniFonSai condizionato alla conversione dei crediti vantati dalle banche verso Premafin in azioni della nuova società. Un passaggio, questo, che incontrerebbe però qualche resistenza da parte della famiglia. A complicare il quadro ci sarebbe però la particolare procedura che i consigli di FonSai e Milano (quest’ultimo si riunirà domani) saranno chiamati a seguire. Trattandosi di un’operazione tra parti correlate è necessario il parare favorevole del comitato di amministratori indipendenti (Roberto Cappelli, Valentina Marocco, Enzo Mei e Salvatore Militello). Una procedura seguita per tutelare al meglio gli interessi degli azionisti di minoranza diversi da Premafin e Unicredit (legate da un patto di sindacato). Ma se il via libera da parte degli indipendenti sembra altamente probabile, è altrettanto probabile che coloro che, come Sator e Palladio, ritengono dannosa per gli azionisti di minoranza l’incorporazione di Premafin e dei suoi debiti, contestino l’esistenza del requisito di indipendenza in capo ai quattro consiglieri. Anche per questo lo studio legale D’Urso Gatti Bianchi avrebbe curato nel dettaglio la procedura deliberativa per evitare eventuali contestazioni da parte delle minoranze. Nonostante l’incertezza che ancora ieri sera si respirava negli ambienti finanziari (tanto che alcuni parlavano della possibilità di una modifica in senso migliorativo della proposta di Unipol), il via libera all’operazione da parte di FonSai viene considerato abbastanza probabile. Una bocciatura del piano dei bolognesi equivarrebbe a sancire il commissariamento di Fondiaria-Sai da parte dell’Isvap. Difficile dunque che i consiglieri decidano di rompere proprio ora. Anche l’inchiesta della procura di Milano, che lunedì ha depositato istanza di fallimento per Sinergia e Imco, le due holding non quotate della famiglia Ligresti, non punterebbe a bloccare il salvataggio di Premafin e il rilancio di Fon- Sai da parte di Unipol. E anche il destino delle due società, gravate da 400 milioni di debiti (335 dei quali nei confronti delle banche) non è ancora segnata del tutto. Se le banche creditrici accettassero di procedere sulla strada della ristrutturazione del debito attraverso la procedura prevista dall’articolo 182-bis della legge fallimentare, Sinergia e Imco potrebbero avere qualche chance di non essere dichiarate insolventi da parte del Tribunale (la prima udienza è fissata il 2 maggio). Nella richiesta di fallimento per Sinergia e Imco scritta dal pm Luigi Orsi, che ha chiarito di ritenersi competente perché le holding, pur avendo sede a Roma, svolgono la propria «attività esclusivamente a Milano dove c’è il vero centro propulsivo e direzionale dell’impresa», vengono citate anche le segnalazioni della Consob sulle compravendite di titoli Premafin da parte di «enti giuridici esteri» in acquisto «in asta di chiusura determinando il rialzo del prezzo artificioso» delle azioni. Tra l’altro il pm ha anche annotato che ad acquistare erano i due trust al 20% di Premafin gestiti da Giancarlo De Filippo, persona vicina al gruppo Ligresti. Intanto l’Isvap ha presentato un nuovo esposto al pm Orsi. L’autorità delle assicurazioni sospetta «fatti di rilievo penale relativi a un possibile ostacolo all’attività di vigilanza », ha spiegato il professor Alessandro Cassiani dopo aver depositato l’esposto. Cassiani ha spiegato che si tratta di un’integrazione del precedente atto aggiungendo che le informazioni fornite da Fonsai alla vigilanza «non sarebbero corrispondenti alla realtà». (riproduzione riservata)