di Anna Messia

In pochi avrebbero scommesso su una ripresa in questo momento di crisi delle famiglie. Ma a sorpresa, a marzo, i fondi comuni hanno avuto un colpo di coda, e dopo un anno di raccolta in rosso hanno chiuso con un dato positivo per 1,9 miliardi, rispetto alla perdita di 2,7 miliardi di febbraio. Un risultato non ancora sufficiente per riportare in nero la raccolta dell’industria del risparmio gestito da inizio anno, che resta in rosso per 4,74 miliardi, ma comunque un importante segnale di inversione di tendenza per il mercato, che riporta un po’ di ossigeno al comparto, in attesa di conferme nei prossimi mesi. Dallo spaccato degli 1,9 miliardi emerge in particolare un risultato positivo per le gestioni patrimoniali di 2,4 miliardi, grazie in particolare ai fondi aperti (2,4 miliardi). Mentre le gestioni di portafoglio sono risultate in perdita per 494 milioni (soprattutto quelle retail a -661 milioni). I fondi più acquistati sono stati poi gli obbligazionari che hanno raccolto 3,8 miliardi, seguiti dai monetari con 112 milioni. Mentre i flessibili hanno perso poco più di un miliardo e sugli azionari regna ancora lo scetticismo (-238 milioni). Sul fronte societario è emerso ancora una volta che a raccogliere sono i fondi di diritto estero (4,2 miliardi), mentre i prodotti italiani hanno perso 1,8 miliardi. Tra le società che hanno chiuso in positivo spuntano Franklin Templeton (573 milioni), Invesco (531 milioni), Ubi Banca (466 milioni) e Azimut. E c’è stata un’altra mega-operazione nella sgr delle Poste che ha riportato in casa altri 5 miliardi affidati in gran parte in gestione al Credit Suisse (-4,9 miliardi). Travaso che si aggiunge ai 7 miliardi che la sgr delle Poste aveva già ripreso a febbraio e che avvalorano i sospetti sul piano del gruppo guidato da Massimo Sarmi: aumentare le dimensioni della sgr in vista di una possibile valorizzazione di partecipate delle Poste. (riproduzione riservata)