di Anna Messia

C’è un nuovo candidato d’eccezione spuntato all’ultimo minuto nella competizione che si è aperta per la successione alla guida dell’Isvap, dove il presidente Giancarlo Giannini è ormai prossimo a scadenza e non più rinnovabile. Si tratta del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Ovviamente non sarà lui a spostare il suo ufficio nella sede dell’Isvap in Via del Quirinale, ma sarebbe invece l’istituto di controllo del settore assicurativo a essere accorpato in Via Nazionale. Almeno secondo quanto contenuto in un disegno di legge che il governo avrebbe iniziato a mettere a punto da qualche giorno, riaprendo il capitolo di riforma delle authority che era già stato avviato, senza esito, dal governo di Romano Prodi. Eppure solo qualche settimana fa, il premier Mario Monti aveva dichiarato alla comunità finanziaria riunita a Milano in Piazza Affari che «una riforma organica e strutturata delle autorità di vigilanza sarebbe un’ottima idea», ma la questione non sarebbe stata affrontata dal suo governo che non ne aveva la possibilità, perché chiamato a risolvere situazioni più urgenti e obbligato a «commisurare tempo, ambizioni e priorità». Ma, evidentemente, di fronte alla difficoltà di sciogliere il nodo per la nuova presidenza Isvap, la questione del riordino delle Authority è stata ripresa in mano e a questo punto potrebbe coinvolgere anche la Covip, la Commissione di controllo sui fondi pensione, allineando l’Italia agli altri Paesi europei dove c’è un’unica autorità di controllo, con una vigilanza divisa per settori. L’accorpamento dell’Isvap in Banca d’Italia (con qualche funzione destinata a confluire anche in Consob e nell’Antitrust) potrebbe, del resto, servire non solo a risparmiare risorse ma anche a risolvere salomonicamente la questione del rinnovo della presidenza. Un cambio al vertice che coincide con un momento molto delicato nella storia dell’Isvap, alle prese con l’operazione di salvataggio di Fondiaria-Sai e accusata dai detrattori di non aver vigilato adeguatamente sulla compagnia. Il passaggio della vigilanza assicurativa dall’Isvap alla Banca d’Italia, probabilmente, non dispiacerebbe neppure a compagnie e banche, che negli ultimi tempi hanno avuto confronti serrati con l’Authority. L’ultima è stata quella delle maxi- sanzioni comminate dall’Isvap alle compagnie per informazioni incomplete fornite alla banca dati sinistri tenuta presso l’istituto. Multe milionarie contro le quali le compagnie si sono rivolte al Tar per evitate il salasso. E anche le banche sono state infastidite dai recenti provvedimenti dell’Istituto che è intervenuto a gamba tesa contro le polizze vita vendute in abbinata con i mutui e i prestiti, caratterizzate da commissioni salate. Gli operatori, insomma, non alzeranno di certo le barricate per tenere l’Isvap autonoma. Ma anche il passaggio delle competenze sotto il cappello della Banca d’Italia appare un percorso a ostacoli e per questo motivo la ricerca di un candidato alternativo a Giannini non è stata abbandonata, e i nomi di Andrea Monorchio (presidente della Cosap) e di Anna Maria Tarantola (vice dg di Banca d’Italia) restano sul tavolo. Il primo ostacolo per il passaggio di consegne a Via Nazionale è infatti di natura politica: più di qualche esponente di partito che non vede di buon occhio una crescita dei poteri della Banca d’Italia sotto la reggenza di Visco. Poi c’è un problema di tempistica: Giannini, dopo dieci anni al vertice Isvap, scadrà a giugno. Mancano quindi poco più di due mesi alla scadenza del mandato, due mesi che rischiano di essere troppo pochi per l’approvazione di un disegno di legge che appare contrastato sul nascere, anche considerano i 45 giorni di prorogatio. E non c’è solo questo. Nel valutare la convenienze economica del riordino c’è da considerare che l’Isvap è oggi completamente finanziata con i contributi delle assicurazioni senza alcun intervento delle casse statali. Anzi, in passato l’Istituto guidato da Giannini è stato spesso chiamato a sostenere finanziariamente altre autorità di controllo. Bisognerà quindi trovare il modo di far confluire queste risorse nelle casse della Banca d’Italia che non riceve invece contributi dalle banche vigilate che sono azioniste di Via Nazionale. Un risparmio significativo arriverebbe quanto meno dalla sede dell’Isvap. Uno storico palazzo, confinante con il Quirinale, di proprietà dell’Inpgi che costa poco meno di 3 milioni l’anno. Con buona pace dell’Istituto previdenziale dei giornalisti. (riproduzione riservata)