Nuovi colpi di scena nell’indagine della Procura milanese sulle società della galassia Ligresti. La Guardia di Finanza ieri ha sequestrato il 20% di Premafin in mano ai trust off-shore. Si tratta di quella quota della holding della famiglia siciliana (che ufficialmente ha in mano oltre il 50%) che a fine febbraio la Consob aveva indicato come «riconducibile» a Salvatore Ligresti. Nel dettaglio, il comando provinciale di Milano della Gdf ha fatto sapere che i finanzieri del nucleo di polizia tributaria stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip di Milano, Roberto Rinaldi, di tutte le azioni intestate a due trust di diritto estero (The heritage trust per il 12,15% e Ever green security trust per il 7,85%), pari al 20% di «una importante holding di partecipazioni quotata alla Borsa di Milano» (da cui viene fuori facilmente il nome di Premafin). La nota aggiunge che l’indagine diretta dal pm milanese, Luigi Orsi – che tra l’altro nei giorni scorsi ha presentato istanza di fallimento per le due società collocate a monte della galassia Ligresti, Imco e Sinergia – «ha permesso di riscontrare che il valore del predetto titolo (Premafin, ndr) sarebbe stato oggetto di manipolazione per il tramite delle partecipazioni detenute da enti controllati dai citati trust, provocandone una sensibile alterazione del prezzo delle azioni». Il patron del gruppo, Salvatore Ligresti, risulta indagato per aggiotaggio nell’ambito dell’indagine della Procura, insieme con il manager alla guida dei due trust, Giancarlo De Filippo. Tra le conseguenze immediate del provvedimento di ieri della Gdf, il fatto che i due trust (o chi per loro) non potrenno votare all’assemblea dei soci di Premafin del 17 e 21 maggio, che tra le altre cose dovrà dare il via libera all’aumento di capitale da 400 milioni riservato a Unipol e tra i passaggi fondamentali del progetto di maxi-aggregazione con la compagnia bolognese. Sempre in base a quanto si è appreso ieri, intanto, secondo Consob, l’impegno assunto e ribadito ieri in una nota da Unipol a non proporre e a votare contro azioni di responsabilità e altre azioni giudiziarie nei confronti degli amministratori e dei sindaci di Premafin, Unipol e Fonsai per quanto fatto nel 2007-2011 – la cosiddetta «manleva» – si configura come un «patto parasociale». Sempre la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas ha richiesto a Fonsai di rendere pubblica un’integrazione alla relazione del collegio sindacale, ossia il documento da oltre 100 pagine redatto dietro denuncia di «fatti cansurabili» da parte del socio Amber. Dall’integrazione è emerso che i sindaci hanno reso noto di aver allargato le loro indagini a una serie di «operazioni meritevoli di approfondimento», tra cui le sponsorizzazioni a Laità, la società ippica che possiede Toulon, uno dei cavalli di Jonella Ligresti. Dal documento emerge che in sponsorizzazioni, dal 2003, la società ha percepito dal gruppo Fonsai quasi 4,8 milioni di euro. Insomma, una serie di fatti e richieste nuovi che hanno contribuito a far sì che il cda di ieri di Fonsai, già non semplice di per sé, si protraesse fino a notte. Il board si trovava a decidere sulla risposta da fornire a Unipol e sui concambi di fusione. Sullo sfondo, oltre alla compagnia bolognese, resta in pista anche il tandem interessato a Fonsai composto da Palladio e Sator. «Abbiamo fatto un’offerta -ha dichiarato ieri il numero uno di Sator, Matteo Arpe – che attualmente è vincolante, valida fino al 30 aprile e migliorativa anche in termini quantitativi». Tale offerta, ha aggiunto Arpe, «vincola 450 milioni per Premafin nell’ambito del progetto di salvataggio di Fonsai». Quanto alla formazione di un consorzio di garanzia per l’aumento di capitale da 1,1 miliardi di Fonsai, Arpe ha lasciato intendere che lo ritiene «fattibile» a prescindere dall’operazione Unipol.