La presenza femminile nei posti di comando zoppica anche nell’Unione Europea. Dove solo il 12% dei membri dei cda delle grandi imprese quotate sono donne e solo il 3% sono amministratore delegato. Inoltre, solo 23 società europee, tra quelle quotate in Borsa, hanno sottoscritto l’impegno volontario di aumentare la quota delle donne nei consigli al 30% entro il 2015 e al 40 entro il 2020.

 

Tra i primi paesi a introdurre le quote rosa è stata nel 2006 la Norvegia. Anche Spagna e Francia hanno previsto uno specifico obbligo di legge per far rispettare l’equilibrio tra i generi nella composizione degli organi delle società quotate. Il Parlamento francese, in particolare, ha approvato una legge a favore delle quote rosa nell’alta funzione pubblica in base alla quale il 40% dei posti di alti funzionari nel settore pubblico e nei consigli di amministrazione dovrà essere ricoperto da donne entro il 2018. Segue la via della «moral suasion», invece, la Germania: il governo ha infatti invitato le società a raggiungere, entro il 2015, il 20% di presenza femminile. Se ciò non dovesse avvenire, interverrà la legge introducendo una quota obbligatoria. Una strada seguita anche da Olanda e Belgio che hanno scelto di disciplinare la diversità di genere attraverso semplici raccomandazioni.