DI FRANCESCA VERCESI

Con la crisi economica che erode i portafogli degli italiani, c’è chi ha deciso di liquidare le polizze. I riscatti, insomma, non mancano, proprio grazie al fatto che questi strumenti sono immediatamente liquidabili. In realtà, a sentire gli operatori presenti sul mercato, in questa fase di calo della propensione al risparmio, molte compagnie registrano una flessione nella domanda di premi unici ma, parallelamente, un aumento nella richiesta di prodotti con vari livelli di protezione del capitale. «L’investitore in tempi di crisi si informa di più, vuol sapere come stanno andando i prodotti che ha sottoscritto e spesso vuole essere rassicurato circa le proprie scelte di investimento », racconta a Milano Finanza Renato Mendola, general manager Clerical Medical Italia, compagnia assicurativa britannica parte del Lloyds banking group, specializzata in polizze unit linked, che continua: «Sul fronte dei riscatti, la crisi economica non sta incidendo su di noi più di tanto probabilmente perché già diversi anni fa decidemmo di cambiare strategia puntando su unit linked a premio ricorrente, che prevedono piani di accumulo con piccoli importi mensili. Questi prodotti, flessibili e personalizzabili, sono sottoscritti per lo più in ottica di medio-lungo periodo con profili di rischio diversificabili anche nel corso della durata del piano». Ciò non toglie che gli italiani siano poco sensibili alla pianificazione finanziaria e, di conseguenza, agli aspetti previdenziali. «La questione ora si fa urgente perché il sistema pubblico non ce la fa più a sopperire alle esigenze previdenziali. Non sappiamo quanto saranno i tassi di sostituzione ma vale per tutti l’esigenza di arrivare a considerare la previdenza integrativa perché quello che proviene da Inps e da istituti pubblici non basterà», commenta Gian Franco Giannini Guazzugli, vicepresidente vicario di Anasf, che aggiunge: «Questo comparto rappresenta un 25,3% degli strumenti. In generale, gli italiani in questa fase magari liquidano un fondo, una gestione, un titolo ma difficilmente liquidano polizze anche perché non conviene. Spesso quelle collocate da gli sportelli bancari sono usate dai risparmiatori come un bancomat. E le banche preferiscono liquidare il gestito per collocare titoli». Dai dati Anasf emersi nell’ultimo sondaggio mensile di marzo su un campione di 600 soci, tra i prodotti collocati alla clientela ci sono risparmio gestito (46%), assicurativo- previdenziale (20%), risparmio amministrato (23%). Tra i prodotti previdenziali, i più gettonati sono stati gli index linked (9%), le polizze unit linked (20%), i fondi pensione (16%), fip o pip (14%), puro rischio (10%), polizze infortuni e malattia (10%), polizze di rendita (13%), o di assistenza a lungo termine (8%). Sempre dall’Anasf fanno sapere che «il collocamento di prodotti assicurativi non rappresenta per i promotori finanziari un’attività centrale e per quanto riguarda l’aspetto previdenziale la scarsa adesione degli italiani, non solo per tramite dei pf, va ricondotta a un tema più ampio, evidentemente legato anche a una scarsa cultura in materia». L’associazione ha appena lanciato un progetto di educazione finanziaria «Economic@mente – Metti in conto il tuo futuro», tra i cui obiettivi c’è anche la sensibilizzazione dei giovani su questo tema. Secondo Assoreti «quello che probabilmente è vero a livello generale non è altrettanto riscontrabile nei portafogli delle reti. I nostri dati evidenziano di certo una riduzione dei premi versati (sui prodotti assicurativi pari al 14,8%) mentre l’aumento delle uscite (sulle quali non c’è distinzione tra riscatti ed erogazioni della prestazione), è stato solo del 4,6% Ciò ha ovviamente determinato una riduzione dei volumi netti di raccolta ma nulla che evidenzi dinamiche particolari non attribuibili all’attuale congiuntura. Del resto, il peso dei prodotti assicurativi nel portafoglio delle reti si è mantenuto stabile (20,7% nel 2011 e 21% nel 2010)». (riproduzione riservata)