Dopo quella della controllante Fondiaria- Sai, fumata nera sui concambi relativi alla maxi-fusione con Unipol anche per Milano Assicurazioni. Il cda della compagnia, che si è riunito il 20 aprile, da una parte, ha fatto sapere di non ravvisare «elementi ostativi» al proseguimento del negoziato con la società bolognese guidata da Carlo Cimbri circa il progetto di integrazione di cui sono stati esaminati i profili industriali. Dall’altra parte, però, il board di Milano Assicurazioni non ha assunto «alcuna decisione definitiva » sull’operazione. La decisione, precisa una nota della compagnia che al pari della controllante per oltre il 60% Fonsai è guidata dall’ad Emanuele Erbetta, «sarà in ogni casa subordinata al fatto che sia negoziato un rapporto di concambio adeguato per gli azionisti di minoranza di Milano assicurazioni». Tali decisioni, si precisa inoltre, «sono conformi alle indicazioni del comitato di amministratori indipendenti». Il giorno precedente, in una cda fiume, copione simile per Fonsai, che, «anche in conformità all’orientamento espresso dal comitato di amministratori indipendenti», ha ritenuto «necessario avviare un confronto con il gruppo Unipol per valutare congiuntamente possibili adeguamenti» dei concambi relativi al progetto di fusione, «anche in relazione alla struttura dell’operazione, che ne possano aumentare la convenienza per gli azionisti di Fondiaria- Sai». Il board della società guidata da Erbetta ha comunque «valutato positivamente la sussistenza dei presupposti di percorribilità dell’integrazione» per quanto riguarda le linee guida del piano industriale, le possibili sinergie e il margine di solvibilità derivante dalla fusione. La compagnia presieduta da Jonella Ligresti, secondo rumor, punterebbe a rinegoziare i concambi così da fare in modo che Unipol si trovi al 60% del nuovo maxi-polo assicurativo. Al contrario, la stessa compagnia di Via Stalingrado, nei giorni scorsi, ha posto delle condizioni ben precise perché possa andare in porto l’affare. La principale di queste: entrare in possesso di almeno il 66,7% del nuovo gruppo post fusioni. Tuttavia, se si considera che la famiglia Ligresti sembrava orientata a concedere a Unipol «appena» il 50%, si capisce come il valore di 60% potrebbe rappresentare una soluzione di compromesso. Ca.Sco