Adusbef ha presentato nuovi esposti-denunce alle Procure di Roma e Milano, chiedendo di accertare l’omessa vigilanza di Consob e dell’Isvap, oltre che l’esistenza di un conflitto di interessi nella valutazione stilata da Maurizio Dallocchio.
Ad integrazione delle denunce depositate il 14/1, ricorda una nota, nelle nuove denunce Adusbef ha posto l’enfasi su quelle che definisce “gravissime irregolarità nella gestione di FonSai” sotto il controllo della famiglia di Salvatore Ligresti, oltre che sui “quasi 31 milioni di euro di compensi corrisposti nel 2011 al Cda e ai dirigenti strategici dalla compagnia – che ha chiuso l’esercizio con una perdita di 1,03 miliardi di euro (2,4 miliardi il buco dell’ultimo triennio) – le operazioni con parti correlate tra società della famiglia Ligresti e il gruppo, gli omessi controlli di Isvap e Consob”.
L’associazione ha pertanto chiesto alle Procure di Milano e Roma di aprire un’indagine per verificare se non costituisca un grave conflitto di interessi la valutazione stilata da Maurizio Dallocchio. Quest’ultimo, otre ad essere ordinario di Finanza Aziendale alla Bocconi, è anche Consigliere in Banca Akros (B.P.Milano), Presidente del Cda di City Life (partecipata da Generali Properties, Allianz e Milano Ass.) e amministratore di B.Sai.
Inoltre, Adusbef ha chiesto di verificare se la valutazione della controllata Fonsai a 3,95 euro/azione, un valore lontano dalle quotazioni di Borsa pari a circa un euro, non sia stato prezzato ‘ad hoc’ per evitare un aumento di capitale per ricostituire il patrimonio della holding, molto diverso dai 400 milioni di euro, previsti per la fusione con la compagnia Unipol.
Secondo l’associazione presieduta da Elio Lannutti, la Procura dovrebbe anche indagare sull’omessa vigilanza di Consob, che non ha mai vigilato sulla voragine dei conti, in particolare sulla funzione svolta dall’ex presidente Lamberto Cardia, che sembra abbia chiuso gli occhi sui bilanci del gruppo Ligresti. Adusbef invita anche ad approfondire il ruolo svolto dall’Isvap, in particolare del suo presidente Giancarlo Giannini, che mirava a una proroga di un biennio nella poltrona dell’istituto, e quali siano state le ragioni degli omessi rilievi sui bilanci in perdita e sulle gestioni dei famigliari di Ligresti, definite “allegre”, che oltre alle consulenze di 40 milioni a Salvatore Ligresti, al cavallo Toulon in leasing Unicredit e in uso alla signora Jonella Ligresti al costo di 1,4 milioni di euro l’anno, ha omesso la doverosa vigilanza su un buco di oltre 2 mld euro negli ultimi due anni.
Infine, Adusbef suggerisce alle due Procure di verificare le ragioni dei fidi erogati al gruppo Ligresti, compreso il ruolo di Bankitalia e Mediobanca che non hanno mai smesso di proteggere un gruppo presente nel patto di sindacato, accertando se questo non abbia integrato profili penalmente rilevanti.