Nell’anno in cui le sue azioni hanno bruciato l’83% del proprio valore e il bilancio è stato chiuso con un miliardo di rosso, Fonsai ha pagato a manager e dirigenti oltre 31 milioni di euro. Solo al cda sono andati infatti assegni per 10,8 milioni. Secondo quanto si legge nella relazione sulla remunerazione per l’assemblea, al presidente Jonella Ligresti – che siede anche nel comitato remunerazione – è stato corrisposto il compenso più generoso, 2,5 milioni, seguito da quello per il vicepresidente Antonio Talarico, che ha ricevuto 2,2 milioni, e dell’ad Emanuele Erbetta, 1,99 milioni. All’altro vicepresidente Massimo Pini 1,51 milioni. L’ex ad Fausto Marchionni, che ha lasciato la poltrona a gennaio 2011 ma è rimasto in cda, ha percepito 858.000 euro in qualità di amministratore, cui vanno aggiunti i 10,5 milioni di indennità di fine rapporto. L’altra figlia di Salvatore Ligresti, Giulia Maria, che presiede la controllante Premafin, ha ricevuto da Fonsai 838.000 euro, mentre è andata meglio al fratello Paolo, nelle cui tasche sono arrivati 1,6 milioni di euro e 633.000 franchi svizzeri, in gran parte pagati da «controllate e collegate». Ma non è per le retribuzioni che è tornato a farsi sentire Amber Capital, socio di FonSai con l’1,65% secondo Consob: il fondo ha inviato il 26 marzo scorso una seconda lettera al collegio sindacale con la richiesta, tra le altre cose, di verifica della correttezza dell’informazione finanziaria della compagnia alla luce di alcune irregolarità riscontrate. Amber ha chiesto ai sindaci di vigilare sull’operato del consiglio e chiesto loro «di dedicare particolare attenzione agli impatti che le irregolarità riscontrate possono avere avuto sulla correttezza dell’informativa finanziaria», oltre a evidenziare «che alcuni dei fatti evidenziati nella prima lettera, quella del 17 ottobre (in cui si chiedeva conto di consulenze milionarie a Salvatore Ligresti, ndr), non hanno avuto riscontro». Il collegio ha risposto il 29 marzo con una lettera in cui segnala che gli approfondimenti sono in corso e che in sede assembleare verrà dato conto degli esiti. Nella relazione del collegio si legge tra l’altro che i sindaci hanno incontrato i periti che hanno valutato gli immobili del gruppo al centro di operazioni con parti correlate (i particolare quelli in locazione ad Atahotels) per verificare i criteri di valutazione. Il pressing del fondo sui sindaci ha intanto sortito un primo effetto: la lista presentata da Unicredit e Premafin, che insieme detengono il 42,36% di Fonsai, prevede un cambio del collegio, in cui sarà confermato solo il presidente Benito Giovanni Marino. Pochi cambiamenti in vista invece per il cda: la lista conferma in gran parte il board uscente (compresi Jonella e Paolo Ligresti); fuori l’ex ad Marchionni e Carlo d’Urso, new entry Marco Reboa, Giorgio Oldoini e Nicolò Dubini (il quale, ultimo in lista, dovrà lasciare il posto al candidato delle minorities).