Dovrebbe essere ufficializzato a giorni, ma ormai è certo: Unicredit ha deciso di bloccare la cessione di Pioneer Investments. Al punto che alle società «pretendenti», secondo indiscrezioni raccolte da F&M da fonti vicine alle trattative, sarebbe già stato recapitato un messaggio: la società dell’asset managament controllata dal gruppo di Piazza Cordusio e guidata dal ceo Roger Yates non è più in vendita. Per mettere le mani su Pioneer erano rimasti in corsa tre operatori: le due società francesi dell’asset management, Amundi (joint venture tra Crédit Agricole e Société Générale) e Natixis, e la compagnia assicurativa britannica Resolution. L’operazione, secondo quanto si apprende, sarebbe saltata in primis perché le offerte non sono state ritenute soddisfacenti da Unicredit. Non hanno poi aiutato, specie se si considera che Amundi era data in position per la chiusura del deal, le tensioni economico-politiche tra Italia e Francia dell’ultimo periodo. Tra l’altro, a un certo punto si era fatta strada l’ipotesi che Unicredit potesse procedere a una sorta di «spezzatino», con la possibilità di una cessione della attività statunitensi a uno dei tre operatori esteri e quella di una integrazione con Eurizon, il polo del risparmio gestito di Intesa Sanpaolo, per quel che riguarda le attività italiane. Due le considerazioni che, anche in questo caso, avrebbero portato a un nulla di fatto. In primo luogo, con una vendita separata degli asset il valore della società sarebbe calato e si sarebbe quindi spuntato un prezzo inferiore rispetto a quello ipotizzato per la totalità di Pioneer. Quanto alla possibilità di un matrimonio con la società dell’asset management che fa capo al gruppo di Ca’ de Sass, sembra che non sia stato possibile intavolare discussioni per realizzare una operazione alla pari, come Unicredit avrebbe desiderato.