di Roberto Sommella

Per lanciare l’Operazione Stramilano ridando smalto alla piazza finanziaria meneghina servono tre cose: una grande alleanza tra Consob, Abi e Ania per porre le basi istituzionali del progetto; una fase di detassazione per far tornare le griffe del risparmio gestito; pmi più capitalizzate. Su quest’ultimo punto l’Abi ha già qualche proposta operativa. «Servono misure sulla detassazione degli utili reinvestiti in azienda e una normativa di vantaggio per gli aumenti di capitale», afferma il direttore generale dell’associazione bancaria, Giovanni Sabatini, in questa intervista a MF-Milano Finanza.

Domanda. Dottor Sabatini, qualcuno sostiene che con imprese piccole come quelle italiane la borsa non crescerà mai. È d’accordo?

R. In Italia abbiamo una struttura produttiva di microimprese che valgono il 90% del pil. In questo modo sottocapitalizzazione e indebitamento creano i maggiori scompensi e si riflettono sul grado di competizione e di internazionalizzazione delle stesse aziende. Si pensi che le imprese fino a 10 milioni di fatturato hanno un rapporto debito-equity superiore al 100%, un livello unico in Europa.

D. Gli imprenditori sentono le banche lontane.

R. Il sistema bancario italiano è stato sempre vicino alle pmi perché non fa finanza ma credito. Già le prime misure di emergenza, oltre alla sospensione del rimborso delle quote-capitale dei mutui, prevedevano anche incentivi alla capitalizzazione delle imprese. E nel nuovo avviso comune è prevista una misura analoga.

D. Ma non basta.

R. È vero. Un secondo strumento è quello dell’ingresso nel capitale attraverso i fondi di private equity, come il Fondo Italiano di Investimento che, con una dotazione di 1,2 miliardi, sta facendo capire agli imprenditori più piccoli che l’ingresso di terzi nel capitale dell’impresa non deve essere temuto.

D. Chi ha retto meglio alla crisi?

R. Le imprese che hanno saputo innovare.

D. Ma faticano: le pmi chiedono anche incentivi fiscali.

R. Se il problema sono le ricapitalizzazioni, servono senz’altro misure sulla detassazione degli utili reinvestiti in azienda: questo è un aspetto fondamentale. Come importante è anche una normativa di vantaggio per gli aumenti di capitale. Il tutto garantendo la stabilità, come chiede giustamente Tremonti.

D. E la borsa?

R. Solo dopo questi passaggi si può arrivare a pensare all’approdo in borsa. Piazza Affari è sicuramente un elemento importante per la capitalizzazione delle imprese, ma prima serve che esse raggiungono una massa critica sufficiente, pari ad almeno 50 milioni di fatturato.

D. Che cosa pensa delle proposte di Vegas (Consob) sulla piazza finanziaria e sulla riduzione dei costi delle ipo?

R. Sono proposte che l’Abi appoggia con la massima convinzione; si tratta di aspetti che effettivamente possono rappresentare un onere eccessivo per un’azienda che vuole quotarsi. Però il problema delle riduzione del costo della quotazione per imprese di minori dimensioni è sì italiano, ma anche europeo.

D. Cioè?

R. La Commissione Ue dovrebbe chiedersi se il tipo di prospetto delineato dalle direttive comunitarie, tutto orientato a dare più informazioni possibile all’investitore retail, sia ancora adeguato. A mio parere oggi la tutela della clientela si effettua garantendo la massima trasparenza nella condotta dell’intermediario finanziario. Probabilmente il prospetto dovrebbe diventare uno strumento indirizzato agli intermediari che poi lo traducono in informazioni più sintetiche ai clienti. Così come servirebbe snellire i prospetti degli aumenti di capitale, renderne più agili i contenuti e ridurre i tempi di autorizzazione.

D. Che tempi ci vorranno per mettere in pratica questi progetti?

R. Credo che, grazie all’impegno di Vegas come presidente Consob, arriverà una proposta entro l’estate.

D. Vegas vuole riportare il listing alla Consob.

R. La proposta va valutata su due piani. Da un punto di vista teorico è assolutamente coerente distinguere tra il compito di un’autorità pubblica che rilascia la patente di negoziabilità sui mercati regolamentati e quello di un soggetto privato che sceglie invece quali società trattare sulle proprie piattaforme in competizione con altri operatori di mercato. Adottare un modello del genere sarebbe coerente con la logica della direttiva Mifid.

D. Si tratterebbe di un compromesso?

R. Sul piano pratico non credo che riportare sotto la competenza della Consob l’ammissione alla quotazione sia una reale priorità. La funzione di listing attribuita a Borsa Italiana ne rafforza poi il legame con l’Italia e le imprese e ciò è positivo.

 

D. La borsa a Toronto è un pericolo?

R. Che la borsa sia controllata dagli inglesi o dai canadesi non cambia, fin tanto che gestisce un meccanismo di trading efficiente e a costi contenuti.

D. Che cosa ne pensa di una fiscalità di vantaggio per la piazza milanese?

R. La proposta di Tremonti sulla fiscalità di vantaggio per le imprese che rientrano in Italia è molto positiva. E viene dopo la norma sul nuovo regime fiscale per i fondi d’investimento italiani. Ora manca un altro tassello.

D. Quale?

R. Occorre rivedere la tassazione sui fondi pensione e sulle gestioni patrimoniali delle banche, perché ora il rapporto si è ribaltato a vantaggio dei fondi d’investimento. Fondi pensione e gestioni patrimoniali sono infatti ancora tassati sul maturato.

D. Tremonti vuole rivedere la tassazione dei capital gain. Abi è favorevole?

R. Assolutamente sì. L’armonizzazione delle aliquote eliminerebbe distorsioni sul mercato dei capitali.

D. Può fare un esempio?

R. Le banche italiane necessitano di una misura fiscale importante: ridurre l’attuale tassazione al 27% dei certificati di deposito, rispetto alle obbligazioni per le quali il prelievo è al 12,5%. Ciò aiuterebbe a sviluppare strumenti molto semplici di raccolta, attualmente frenati da una fiscalità svantaggiosa. L’emissione obbligazionaria è per le banche italiane uno strumento di raccolta molto importante, soprattutto per la richiesta dell’economia reale di essere adeguatamente supportata per crescere. È un tema che stiamo affrontando ai tavoli Consob e sul quale dibatteremo con i regulator e l’industria nell’ambito della Mib Conference in programma l’11 e il 12 maggio a Milano. (riproduzione riservata)