Secondo il presidente Covip, Finocchiaro, serve una revisione delle norme operative per i gestori, che devono poter spaziare su tutti i mercati. Ma ci vuole anche una concentrazione del numero dei comparti 

di Gabriele Frontoni

I fondi pensione rialzano timidamente la testa. Lasciata alle spalle la crisi, alla fine dello scorso anno il numero di adesioni alla previdenza complementare è aumentato del 5,4% a fronte di un +12% in termini di montante di capitale accumulato, frutto per lo più della crescita del livello salariale.

Nonostante questo, la salute del comparto non appare ancora florida. «Ci sarebbe bisogno di alcuni accorgimenti per riportare i fondi pensione sul binario della crescita», spiega Antonio Finocchiaro, presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip).

Domanda. Dottor Finocchiaro, quali sono le riforme che avete pensato per ridare attrattività al comparto?

R. Al di là di fattori esogeni, quali la crescita economica e del mercato del lavoro, il sistema avrebbe bisogno di un aggiornamento del decreto 703 del 1996 ,che impone giustamente dei limiti nella gestione dei capitali, per limitare i rischi di perdite, ma in questo modo finisce per frenare anche la capacità dei fondi pensione di generare reddito.

D. Come superare questo limite?

R. La Covip ha proposto al ministero dell’Economia, che la sta vagliando proprio in questi giorni, una revisione del decreto, che contiene in buona sostanza, tre novità. A nostro giudizio va allargato, innanzitutto, lo spettro d’investimento dei fondi per andare a cogliere il valore presente oggi sui mercati, come per esempio nei Paesi emergenti. Per fare questo, tuttavia, servono professionalità nuove, capacità di analisi e conoscenza dei mercati, per limitare i rischi. Se i fondi devono diventare una componente fondamentale della finanza, allora è giusto che siano molto più professionalizzati. Infine, bisogna equilibrare il rapporto tra professionalità e rappresentanza all’interno dei fondi per aumentarne il livello di trasparenza. Se venissero applicate queste semplici modifiche, i fondi pensione potrebbero riprendere la corsa interrotta dalla crisi.

D. Attualmente in Italia sono presenti più di 500 fondi pensione. Sono troppi?

R. Assolutamente sì. Basti pensare che più di 350 sono preesistenti alla riforma del 1993. In Italia oggi ci sono fondi pensione con meno di otto iscritti. È quindi necessario portare avanti un processo di concentrazione che consenta di aumentare i montanti, abbassare i costi e incrementare il livello di trasparenza dei fondi stessi. Per fare questo, servirebbero controlli più frequenti e penetranti da parte della Covip. Noi oggi non abbiamo poteri di intervento. Possiamo fare una moral suasion. Ma non è sufficiente per aumentare il livello di trasparenza e correttezza per gli iscritti. Che costituiscono due fattori concorrenziali per i fondi stessi. (riproduzione riservata)