Altro che mollare. Vincent Bolloré resterà socio di Mediobanca «almeno fino al 17 febbraio 2022», anno in cui prevede di trasferire la guida del gruppo ai suoi figli. La conferma è arrivata ieri per bocca dello stesso finanziere bretone, che prima di partecipare al comitato esecutivo di Piazzetta Cuccia (che ha preceduto il cda), interpellato su una sua possibile uscita, ha risposto: «Assolutamente no. È un investimento a lungo termine». Il finanziere francese ha poi anche messo a tacere le indiscrezioni che parlavano di un patto light su Mediobanca, con una progressiva discesa dall’attuale 45 al 30 per cento. «Non ho idea di alcun cambiamento tra i soci francesi in Mediobanca» ha detto Bolloré, che con una quota del 5,02%, guida il gruppo degli investitori internazionali cui fa capo il 10% della banca italiana. Nelle scorse settimane erano circolate voci sulla possibilità che proprio i soci d’Oltralpe, raggruppati nel gruppo C dell’accordo di sindacato, volessero svincolare le proprie quote. Un patto tra i soci di Mediobanca più leggero «non credo che sia nell’interesse di nessuno », ha precisato Bolloré. Fonti vicine al gruppo confermano, infatti, che un accordo del30% indebolirebbe troppo Mediobanca e potrebbe anche renderla vulnerabile a eventuali raid esterni. Con una capitalizzazione di soli 6,8 miliardi, Piazzetta Cuccia potrebbe infatti diventare oggetto di avance di investitori esteri. Ieri, intanto, dopo il comitato esecutivo, si è tenuto il cda di Mediobanca, il primo appuntamento del board dopo il blitz alle Generali della scorsa settimana, che con la regia della stessa Piazzetta Cuccia ha portato alle dimissioni di Cesare Geronzi dalla presidenza del Leone e alla sua sostituzione con Gabriele Galateri di Genola, attuale presidente di Telecom Italia ed ex presidente di Mediobanca. «Un ragazzo simpatico e molto chiaro», ha commentato Bolloré, che si è detto «molto ottimista» sul futuro delle Generali. Quello di ieri è stato quindi il primo faccia a faccia tra i grandi soci e il management di Piazzetta Cuccia dopo il cambio al vertice del Leone. Ma, nella perfetta tradizione di Mediobanca, il tema scottante del ribaltone nella partecipata assicurativa non è stato affrontato. Secondo alcune fonti, l’ad di Mediobanca Alberto Nagel, uno degli autori del blitz delle Generali, in apertura di cda ha chiesto se qualcuno volesse dei chiarimenti su quanto avvenuto la scorsa settimana nella compagnia triestina. Ma nessuno ha avanzato richieste. Così non c’è stata alcuna resa dei conti nel cda di ieri. Un board (durato meno di due ore) super affollato: presenti tutti gli attesissimi, oltre a Bolloré sono arrivati Tarak Ben Ammar, Marina Berlusconi, Jonella Ligresti, Ennio Doris, Marco Tronchetti Provera, Dieter Rampl e Fabrizio Palenzona. Presente anche Antoine Bernheim, in teleconferenza, mentre gli assenti erano solo cinque: Gilberto Benetton, Carlo Pesenti, Eric Strutz, Jean Azema e Marco Parlangeli. «Il mood è stato buono», ha detto Rampl. «Tutto tranquillo, trasparente, perfetto », ha rincarato Bollorè, mentre Ben Ammar (da sempre amico del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi) ha messo a tacere le polemiche dicendo: «Non c’entra la politica con Mediobanca». S.P.