GENERALI A qualcuno le dimissioni forzate di Cesare Geronzi dallo scranno d’oro di Generali hanno fatto storcere il naso. Oltre 16 milioni di euro di scivolo (precisamente 16,6 milioni) per neppure 12 mesi possono sembrare un’esagerazione. Eppure per la Borsa l’addio di Geronzi vale oltre sei volte in più: 100 milioni in termini di capitalizzazione. Il titolo è riuscito a mantenere un bilancio positivo a distanza di più di una settimana dall’annuncio (+0,4% ). E questo nonostante si sia iniziato a parlare di un’ipotesi di aumento di capitale. Ca Cheuvreux, infatti, in un recente report ha sollevato il tema sostenendo che, solo in condizioni favorevoli di mercato, il gruppo riuscirebbe a generare nel triennio una cassa tale da acquisire senza difficoltà il 49% di Ppf nel luglio del 2014 (esborso stimato tra i 2,5 e i 3 miliardi). Il broker poi ha puntato il dito sul debole mix a livello di capitale e sulla leva finanziaria (il rapporto tra debito e tangible book value è pari a 1,8). Ma nonostante tutto al mercato piace l’abbandono della strada indicata da Geronzi di un’assicurazione di sistema, almeno nelle intenzioni, e il ritorno alla prudenza che ha storicamente caratterizzato il Leone di Trieste. Neppure le banche d’affari sono apparse sconcertate. All’indomani delle dimissioni del presidente, infatti, su 16 raccomandazioni raccolte da Bloomberg solo sei sono state di cautela: AlphaValue con un target a 14,8 euro, Ca Cheuvreux a 14,7, Banca Leonardo a 16, Silvia Quandt Res a 13, Independent Res a 15 e Dz Bank a 14. Altrettanti sono stati i commenti di neutralità, con obiettivi che vanno dai 16 euro di Oddo&Cie ai 18,4 euro di Unicredit Research. Ci sono poi stati infine ben quattro suggerimenti di acquisto, con target compresi tra i 17 euro di Standard&Poor’s e i 18,4 di Barclays.